ROMA. Nella giornata di domenica 20 febbraio 2022, sul sito ufficiale dell’Unione sindacale Militari Interforze Associati (USMIA)è stata pubblicata una missiva, inoltrata a mezzo PEC al capo di stato Maggiore della Difesa, a firma del Segretario Generale, Leonardo Nitti. Di seguito il contenuto per le cui istanze è stata auspicato che “si possano trovare, da parte Sua, una opportuna valorizzazione e tempestivo accoglimento”.
“La Corte Europea e la Corte Costituzionale hanno, da tempo, sancito la possibilità di costituire Associazioni a carattere sindacale tra militari, nell’assunto che la ‘Libertà di riuUsmia, promozione cultura associativa in ambito forze armate: proposta emozione di tempestive direttive interne contro attività antisindacalinione e di associazione, non può essere oggetto di restrizioni diverse da quelle che sono stabilite dall’ordinamento dello Stato, al solo fine di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza nazionale…’. La proposta di legge in materia di libertà sindacali dei militari – si legge – è ormai giunta alle battute finali e, dopo lunga e sofferta discussione Parlamentare, risulta che essa possa essere calendarizzata, in terza e ultima lettura, alla Camera dei Deputati, sin dalle prossime settimane.
A fronte di tale importante evoluzione del modello di rappresentatività militare e delle direttive, a suo tempo, impartite dal Ministro pro – tempore, sembrerebbe, tuttavia, che l’Amministrazione della Difesa non abbia ancora, opportunamente, promosso un nuovo approccio culturale volto a scongiurare, da un lato, eventuali comportamenti inappropriati da parte degli associati e, d’altro lato, clamorosi comportamenti antisindacali da parte di chi assolve alle funzioni di Comandante di Corpo e di Reparto ai diversi livelli organizzativi – viene precisato -. Sembrerebbe addirittura che talune Autorità militari abbiano lasciato intendere di preferire associazioni ‘single service’ piuttosto che di tipo interforze, dando spazio a interpretazioni che preludono a ipotesi di corporativismo e al sostegno di ‘sindacati di comodo’. Nonostante le direttive ministeriali emanate nel 2018, i diversi sodalizi costituitisi con assenso dell’Autorità politica, continuano, dunque, a imbattersi, non di rado, in forme di pregiudizio, in tentativi di condizionamento e in ulteriori difficoltà frapposte dalla stessa amministrazione militare. Si consideri, ad esempio, che Esercito, Marina e Aeronautica non hanno ancora previsto, contrariamente a quanto invece attuato, tempestivamente, sin dal 2018, dal Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, la possibilità di operare la trattenuta della quota Associativa con delega stipendiale, quale condizione che determina ulteriori complicazioni di carattere economico, organizzativo, funzionale ai danni degli stessi sodalizi.
Da militari esperti, si è pienamente consapevoli del fatto che un certo spirito ‘antagonistico’, connaturato nella stessa attività di carattere sindacale, possa essere ritenuto da alcuni mal conciliabile con i principi della disciplina e della gerarchia militare – riporta il testo -. Al tempo stesso, però, la mancanza di opportune direttive interne e di una diffusa consapevolezza del nuovo modello di rappresentanza, da parte di militari responsabili dell’impiego delle varie Unità e Reparti, potrebbe essere foriera di gravi condotte antisindacali e di un atteggiamento vessatorio nei confronti dei vari delegati che, talvolta, hanno l’impressione di essere annoverati nella categoria dei ‘piantagrane’ o tra gli appartenenti ad organizzazioni ’semiclandestine’. Ammiraglio, l’Autorità politica ha a suo tempo disciplinato e assentito le Associazioni professionali a carattere sindacale; la proposta di legge in materia è stata ampiamente dibattuta in sede Parlamentare e i relativi limiti e vincoli giuridici compatibili con lo status del militare sono ormai ampiamente delineati; l’ostracismo nei confronti dei suddetti sodalizi sarebbe anacronistico e controproducente per gli interessi e la stessa immagine della Difesa; il termine del mandato della RM e il contestuale avvicendamento con Associazioni poco rappresentative sarebbe controproducente per il personale e per l’intera Organizzazione militare.
In tale quadro, considerate le sensibili criticità che sembrano configurarsi, si richiede – in sintesi conclusiva – di voler valutare l’opportunità di emanare una urgente direttiva interna volta a: promuovere il nuovo modello di rappresentanza militare, affinché esso possa essere recepito ad ogni livello, con piena consapevolezza dei cambiamenti ammessi dall’ordinamento; scongiurare ogni azione vessatoria e mortificante nei confronti dei delegati sindacali; scongiurare forme di condizionamento tese a realizzare illegittimi “sindacati gialli” e a sostenere anacronistiche tendenze corporative, in un modello di Difesa sempre più marcatamente a connotazione interforze e per il quale la stessa proposta di legge in corso approvazione, ha giustamente considerato la specificità delle singole Forze Armate e di Polizia introducendo una innovativa negoziazione nazionale articolata su due livelli (interforze e di singola componente); promuovere l’adesione alle Associazioni anche da parte dei Dirigenti, così come previsto per la Polizia di Stato e dallo stesso DDL 875 – B, in itinere; consentire, da subito, la trattenuta delle quote associative attraverso le apposite deleghe stipendiali anche per EI, MM, AM, così come previsto per i militari dell’Arma dei Carabinieri sin dal 2018 e interrompendo da subito il protrarsi di una ingiusta e dannosa sperequazione; consentire la diffusione delle informazioni sindacali nell’ambito dei diversi Reparti, destinando da subito apposite aree interne da utilizzare anche per riunioni da svolgere al di fuori dell’orario di servizio; favorire ed incentivare la più ampia adesione alle Associazioni, scongiurando che alla cessazione del mandato della RM il personale non possa più contare su una rappresentanza diffusa e capillare”.