Per chi, oltre alle solite cazzate da trapper che fingono di essere piccoli gangster di periferia con le loro solite rime, i loro soliti loop, i loro soliti beats dati in pasto a generazioni di analfabeti funzionali, ha voglia di input subliminali, suoni inconsueti, memorabilia di culture passate che ancora oggi vibrano nell’etere (electro boogie, breakbeat dance) e una sana dose di low fi (contro le produzioni “leccate” dei più), un disco spiazzante, brand new retro, che tesse trame pieni di suoni presi qua e là, colonna sonora di una colonia extra mondo immaginaria come quelle pensate in Blade Runner (a cui anela il furbacchione Elon Muskio). Ovvero un guazzabuglio di suoni di vecchi videogames, reminiscenze arab che Wu Tang Clan avrebbero usato se avessero conosciuto i suoni del maghreb oltre a quelli del Giappone e dei suoi samurai. E ancora jazzy vibes come avrebbe pensato il mitico Kirk De Giorgio, sempre in bilico tra elettronica, electro, hip hop e jazz.. E poi i beats. Lenti o frenetici come nei classici dell’electro hip hop. E anche una sana dimostrazione di saper scrivere brani “catchy” come Arte da dare a te, non a caso scelto come brano pilota per gli zombi direttori artistici delle radio italiane.
Alfonso Nanni