Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha modificato gli scenari per le banche. Fino a poche settimane fa, si parlava di risiko bancario sullo scenario europeo. Purtroppo gli eventi lo hanno sostituito con il risiko vero e proprio. Scene che non avremmo mai pensato di vedere.
La guerra e le banche italiane
Tornando alle banche, tutto questo non poteva non avere delle ripercussioni. Del resto dopo la Germania, l’Italia il primo partner commerciale della Russia. Inevitabilmente, le due maggiori banche del Paese non possono non risentire della situazione.
Unicredit
Le conseguenze toccano una delle maggiori banche italiane, ossi Unicredit. Un istituto assai esposto in Russia. L’impegno in quella zona è pari a 14 miliardi di euro, e alcune stime dicono che una cancellazione totale delle attività russe costerebbe a Unicredit circa un miliardo di euro.
Per questo motivo il titolo della banca, che a febbraio era arrivato a quota 15,93 euro, in poco tempo è crollato fino a 7,75 euro. In sostanza la guerra ha bruciato metà della sua capitalizzazione, circa 18 miliardi di euro.
L’effetto panico ha senza dubbio amplificato il sentimento negativo, esagerandolo. Ma è comunque vero che le condizioni generali in cui si va a lavorare sono peggiorate, e chi fa trading binario tramite il nuovo link Pocket Option ne ha approfittato.
Annotazione: si può investire nelle banche anche tramite la clonazione di altri trader. A tal proposito, potete studiare il copytrading trading opinioni.
Intesa Sanpaolo
Anche Intesa Sanpaolo ha un business molto attivo in Russia. Il gruppo che fa capo a Carlo Messina è il passaggio per più della metà di tutte le transazioni commerciali tra Italia e Russia.
Intesa ha asset in Russia stimati in 1 miliardo di euro. Sono invece 300 milioni quelli in Ucraina. Intesa ha investimenti nel gasdotto Blue Stream e nel 2017 ha finanziato per 5,2 miliardi di euro l’acquisto del 19,5% della società petrolifera russa Rosneft. Ha circa 5,57 miliardi di crediti in Russia, l’1,1% del totale.
L’impatto delle recenti vicende è senza dubbio pesante.
Anche in questo caso, la Borsa ha colpito duro. Se a metà febbraio il titolo Intesa valeva 2,92 euro, a inizio settimane è sceso a 1,687. Poco meno della metà della capitalizzazione è stata bruciata dalla guerra. Circa 20 miliardi di euro.