l’interessante singolo dell’artista bresciano
“Perdono” è un brano che nasce dall’esigenza di raccontare la difficoltà del crescere attorniati dal pregiudizio, perché “diversi”. Essere “diversi”, in effetti, significa porre il prossimo innanzi a maggiori difficoltà nell’esercizio della comprensione della propria natura; significa essere bambini e bambine che non rispecchiano quel che il costume ha plasmato e definito, secondo consuetudine, come ammissibile nei ranghi della supposta “normalità”.
“Ero un bambino dolce e fragile”, racconta Orlando Ferrari, “mio padre mi disse che avrei dovuto fare il prete, perché non riusciva a concepire la possibilità, per un bambino maschio, di essere amorevole, mansueto e gentile”.
La diversità arricchisce i nostri rapporti, ma può, altresì, renderli difficoltosi, quando ai nostri interlocutori mancano le doti critiche necessarie a sceverare problemi non comuni. La difficoltà nella comprensione, spesso, scaturisce in un senso di impotenza ansiosa e, in malaugurati casi, in atti di violenza fisica. Sono tanti i bambini, in Italia e nel mondo, che subiscono violenze in ambiente domestico poiché la loro essenza pone complicazioni nel riuscire a carpire la loro particolare natura. Spesso rimangono isolati, poiché, nonostante i loro occhi lancino tristi richieste di aiuto, il vicinato, o persino il contesto scolastico, rimangono amaramente immobili.
È difficile chiedere aiuto. Lo è per tutti ed ancor di più per un bambino che si trova, suo malgrado, imprigionato in un paradosso esistenziale, quello in cui il luogo in cui dovresti sentirti al sicuro e protetto è il luogo in cui vivi un quotidiano inferno. Sappiamo come, per i ragazzini più fragili, sia facile, nel difficoltoso rimuginare e chiedersi infiniti “perché?”, sentirsi colpevoli per il gratuito male che si riceve.
Chiedersi infiniti “perché?”, tuttavia, non è il modo migliore per curare le proprie ferite. La colpa, diceva Spinoza, è un concetto precipitabile ad anteriorità logiche e temporali infinite. Cercare un colpevole, nella fatalità esistenziale, è un esercizio faticoso e doloro. Le cose accadono. Al di là delle ragioni consce ed inconsce di ciascuna individualità, non ci è dato il conoscere ragioni universali, in grado di riappacificarci con il nostro destino. La sola via per raggiungere la pace interiore è il perdono; un esercizio di comunione con ogni essere umano, nella comprensione della sola cosa che ci lega: il dolore.
Questo è quel che vuole significare il nuovo brano di Orlando Ferrari: solo l’Amore (ovvero la comprensione) ci salva.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel trovare altri occhi, vedere l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d’altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è” [Marcel Proust]
Orlando Ferrari è un artista emergente di Brescia. Come la quasi totalità di poeti e suonatori, percepisce la propria devozione alla musica già in tenera età. Purtuttavia, non ama dare una temporalità alla sua dedizione musicale, ma preferisce sottolineare come la musica sia per lui un fattore di costituzione biologica; qualcosa che fonda il suo essere e ne guida ogni apparizione.
Orlando vive l’esistenza con stravaganza. Ama descriversi come un “novello Des Esseintes”: radicalmente elegante, tragicamente affascinato dai fasti di Versailles, nonché portato a scavare nei più profondi recessi dell’esistenza come Rimbaud, o un qualunque altro simbolista.
Ha pubblicato il suo primo singolo a marzo: “Slava Ucraina, Herojam Slava!”, un brano scritto dopo una nottata passata ad ascoltare un lungo servizio giornalistico, recante le voci di diversi civili ucraini.
Presenta, ora, al pubblico “Perdono”, il suo nuovo singolo, sulla violenza domestica e la diversità.
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