La vicenda dell’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk si arricchisce di un nuovo capitolo. Gli azionisti del colosso social infatti hanno approvato l’offerta di acquisto presentata dall’imprenditore australiano. Un’offerta da 44 miliardi di dollari.
La proposta di acquisto
Musk aveva presentato la sua proposta di acquisto a metà del mese di aprile, con l’intento di comprare integralmente la piattaforma social. Quella mossa innescò un poderoso balzo avanti del titolo a Wall Street, dove il prezzo superò la soglia dei 50 dollari, infrangendo un triangolo trading simmetrico.
La battaglia legale
Poco dopo però sono cominciati i problemi per portare avanti l’operazione. Secondo l’imprenditore australiano, il numero di account falsi e spam della piattaforma supera notevolmente il limite del 5% stimato da Twitter. Sulla base di ciò, Musk ha provato a svincolarsi dall’accordo.
Ne è scaturita una feroce battaglia, sfociata poi in un’azione legale di Twitter contro Musk. La causa tra il possibile acquirente e il possibile acquisito verrà discussa a metà di ottobre, nonostante Musk avesse chiesto di farla slittare.
Queste vicissitudini hanno influito sull’andamento del titolo Twitter, che negli ultimi mesi ha oscillato tra 32 dollari e 44 dollari (attualmente si trova su quota 41).
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La decisione degli azionisti del colosso social
Adesso gli azionisti del colosso social hanno approvato l’offerta di acquisto da 44 miliardi di dollari da parte di Elon Musk. Ciò vuol dire che se il patron di Tesla perderà la causa legale in corso, dovrà rispettare l’impegno di acquisizione.
Va peraltro aggiunto che questa notizia giunge nel giorno in cui l’ex responsabile della sicurezza, Peiter Zatko, licenziato lo scorso gennaio, ha reso la sua testimonianza nella commissione del Senato accusando la direzione del social network di gravi carenze nella sicurezza.
Queste accuse diventeranno un’arma per Musk, che potrà avvalersene in sede di giudizio. Secondo Peiter Zatko, al dirigenza del social “sta ingannando i funzionari eletti, le autorità di regolamentazione e persino il suo stesso consiglio di amministrazione“, ha detto ala commissione del Senato. “Non sanno quali dati hanno, dove sono, da dove provengono. Quindi, ovviamente, non possono proteggerli“.