Sembra ormai certa la conferma da parte del nuovo esecutivo di Opzione Donna anche per il 2023. Il presidente del Consiglio ha infatti affermato di voler non solo prorogare ma anche apportare alcune significative modifiche al modello previdenziale attualmente in vigore. Il Ministro del Lavoro ha già portato al tavolo di confronto con le parti sociali tutti gli interventi che il Governo intende apportare alla misura.
Opzione Donna: cos’è?
Prima di parlare delle misure che il Governo ha intenzione di apportare è opportuno chiarire cos’è Opzione Donna. Abbiamo già avuto occasione di trattare il tema in un nostro precedente articolo a cui rimandiamo per chi volesse approfondire l’argomento. Qui ci limiteremo ad una sintesi, dando rilievo a quegli aspetti su cui si intende intervenire.
Opzione Donna 2023 è uno strumento previdenziale che permette alle lavoratrici dipendenti del settore pubblico e di quello privato, nonché alle lavoratrici autonome di andare in pensione anticipatamente.
Introdotto dalla L. 243/04, nota come Legge Maroni, in via sperimentale per un periodo di tempo circoscritto (2008-2015), stabiliva la possibilità per chi avesse raggiunto l’età di 57 anni (58 per le lavoratrici autonome) e i 35 anni di contributi (a cui si aggiungevano tre mesi per l’aspettativa di vita) di richiedere un pensionamento anticipato.
La legge è stata nel tempo oggetto di modifiche, la prima delle quali intervenuta nel 2011 con la Riforma Fornero che ne ha previsto la prorogabilità annuale; a questa ha fatto seguito un secondo intervento nel 2019 che ha innalzato il limite di età, rispettivamente a 58 e 59 anni ed eliminato il requisito dell’aspettativa di vita.
Da allora non sono intervenute ulteriori modifiche. Allo stato attuale, quindi, per accedere ad Opzione Donna è necessario essere in possesso dei seguenti requisiti:
- 58 anni di età (o 59);
- 35 anni di contributi.
Invariato è rimasto anche il periodo di erogazione della pensione, che varia a seconda della categoria lavorativa: 12 mesi dalla maturazione di entrambi i requisiti per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome.
Opzione Donna 2023: Le novità in programma
Un primo intervento riguarderebbe l’eventualità di trasformare in strutturale la misura previdenziale, senza quindi bisogno di rinnovare la proroga anno dopo anno. Al momento, tuttavia, sembrerebbe prevalere il mantenimento della proroga che, se approvata, farebbe slittare la maturazione dei requisiti richiesti entro il 31 dicembre 2022.
Un secondo intervento andrebbe, invece, a modificare i requisiti per accedere al prepensionamento. Più nello specifico, si starebbe valutando la possibilità di innalzare l’età, portandola dai 58-59 attuali a 60-61 rispettivamente per le lavoratrici dipendenti e per le autonome.
Più criptica la decisione di superare il sistema contributivo così come ereditato dalla Riforma Fornero. Introdotto dalla L.335/95 (cd Legge Dini), il sistema contributivo, quello cioè che tiene conto dei contributi versati, ha di fatto sostituito quello retributivo, che basa invece il calcolo dell’assegno pensionistico in considerazione delle ultime retribuzioni percepite. La riforma Fornero portò a suo tempo ad inasprire questo strumento di calcolo; una decisione dettata dalla necessità di contenimento della spesa previdenziale italiana in grave difficoltà.
Sorpassare la riforma è per alcuni oggi necessario, ma i tempi ristretti che ha il Governo a disposizione potrebbero far slittare la decisione e confermare il sistema contributivo anche per il 2023.
Opzione Donna: contributi cumulabili
A proposito di contributi: quali contributi sono cumulabili per il raggiungimento dei 35 anni di contribuzione necessari per accedere ad Opzione Donna?
Oltre ai contributi lavorativi, Opzione Donna consente di conteggiare anche quelli accumulati dai periodi di mobilità o cassa integrazione, maternità nonché quelli che fanno riferimento ai permessi per utilizzo della Legge 104. E’ possibile anche avvalersi del riscatto della laurea e i contributi volontari, ossia quelli che la persona versa di sua volontà al fine di raggiungere gli anni necessari o incrementare l’assegno pensionistico. Non possono, invece, essere conteggiati i contributi versati in gestione separata e i contributi figurativi per malattia e disoccupazione.
Queste sono al momento le informazioni in circolazione sulle modifiche ad Opzione Donna. Nei prossimi giorni di novembre è in programma l’incontro tra Governo e parti sociali in cui si discuterà, tra le altre questioni, anche degli interventi in materia pensionistica che l’esecutivo intende apportare. Si avrà, probabilmente, qualche certezza in più anche in merito a Opzione Donna.
Seguiremo gli sviluppi della vicenda, provvedendo ad aggiornare la pagina alla luce di ulteriori decisioni in materia.
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