Il summit di Kiev del 3 febbraio è stato forse l’apice della manifestazione di partigianeria dei rappresentanti dell’Unione Europea nel conflitto in Ucraina. La UE, sempre dichiaratamente impegnata per la pace e la cooperazione, oggi si pone in modo spudorata dalla parte di un contendente e lo sostiene per la sua vittoria. Tutto ciò senza chiedere il consenso o il permesso dei cittadini europei. Così, Bruxelles dispone finanziamenti per miliardi di euro e la concessione di armi sempre più potenti e offensive, e lo dice con orgoglio, vedasi la relazione dell’Alto rappresentante UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell.
Quando e come arriverà la reazione russa?
A Mosca hanno ovviamente colto l’ipocrisia di questa impostazione. I vertici del Cremlino denunciano la pericolosità dell’atteggiamento bellicoso della UE, che si mostra essere semplicemente l’altra faccia della NATO. Se Bruxelles finanzia Kiev con miliardi di euro per acquistare carri armati pesanti e caccia da combattimento, allora rischia di far precipitare tutti i Paesi membri nel baratro. A Mosca non interessa uno scontro aperto con la NATO e può difendere i suoi progressi senza colpire direttamente il territorio europeo. Se distruggesse i depositi di armi al confine ucraino con Polonia e Slovacchia, ma ancora in territorio ucraino, non avrebbe poi bisogno di eliminare uno a uno i nuovi tank o sistemi missilistici gentilmente forniti da Washington o Berlino. E se distruggesse le stazioni ferroviare di smistamento e le strade che partono dalla frontiera ucraina con i Paesi UE, impedirebbe l’afflusso di dette armi al fronte. È un’opzione logica, suggerita da alcuni esperti.
Ma in Occidente sminuiscono il pericolo
In Gran Bretagna ritengono che la Russia non possa fare molto di fronte all’arrivo dei nuovi sofisticati armamenti NATO. Il Ministro della Difesa di Londra afferma che i vertici russi chiedono ai loro ufficiali il raggiungimento di obbiettivi irrealistici. E i soldati sono pochi e inesperti. Per lo studioso americano Michael Kofman, oggi una controffensiva russa sarebbe scarsa e priva di potenza, necessariamente concentrata soprattutto sul Donbass. Il comandante delle Forze armate lituane Valdemaras Rupšys dice che i russi devono sbrigarsi ad attaccare, prima che gli