Flavio Lucibello – “Il suo nome era Vladimiro. Alla ricerca del lupo cerviero”
Lo scrittore e divulgatore scientifico Flavio Lucibello presenta la storia di una profonda amicizia nata tra Giulio, un giovane etologo, e Vladimiro, un uomo vissuto per molti anni in montagna, con pochi contatti umani ma con un legame speciale con la natura incontaminata e con le sue meravigliose creature. Tra di esse il lupo cerviero, lo spirito dei boschi.
Casa Editrice: La Caravella Editrice
Collana: Il Porto
Genere: Narrativa contemporanea
Pagine: 90
Prezzo: 10,00 €
«Con poche frasi mi aveva dato una lezione di ecologia, e di umiltà, che proprio non mi aspettavo. All’università studi per decine di esami e poi arriva un montanaro che in dieci minuti ti spiega cosa sono l’ecologia e gli equilibri della natura come un fatto, appunto, naturale e assodato»
“Il suo nome era Vladimiro. Alla ricerca del lupo cerviero” di Flavio Lucibello è un romanzo ambientato nei primi anni Novanta in un paese immaginario dell’Appennino abruzzese, Fosso Ombroso, ed è narrato in prima persona dal protagonista Giulio, un giovane etologo e ricercatore universitario, incaricato di eseguire uno studio sulla possibile reintroduzione della lince in quei territori e sull’impatto sulla fauna. In una delle sue prime uscite in montagna incrocia Vladimiro, un uomo di sessantadue anni burbero e di poche parole, dai lunghi capelli bianchi fino alle spalle e dalla folta barba candida – «Vladimiro era rimasto l’unico abitante del vecchio paese e viveva lì, da solo, tutto l’anno. Ogni tanto scendeva a Fosso Ombroso a piedi o a dorso di uno dei due muli che gli facevano compagnia. Aveva un cane bellissimo, un pastore abruzzese, che aveva chiamato Annibale».
Con un po’ di supponenza, Giulio scambia l’uomo per un sempliciotto salvo poi capire, trascorrendoci del tempo insieme, che egli è un profondo conoscitore della natura circostante e degli animali che la popolano; Vladimiro gli spiega che la lince è conosciuta in quei territori con il nome di lupo cerviero, sostenendo che non sia scomparso da secoli come invece si crede – «Lo sento che mi guarda, quando attraverso il bosco, si muove come un fantasma, è silenzioso e scaltro». Giulio ha spesso la sensazione che egli nasconda qualcosa, come se non si fidasse di lui: Vladimiro, infatti, è un uomo molto riservato, che sembra serbare molti segreti; in seguito, però, egli comincia ad aprirsi al giovane e a insegnargli tutto ciò che sa sugli animali selvatici e sui lupi in particolare, fino a confidargli il suo dolore più grande, che l’ha spinto a condannarsi a un esilio volontario.
Flavio Lucibello narra una toccante storia d’amicizia, in cui Giulio trova affinità impensabili con Vladimiro quando si rende conto che entrambi si comportano da “lupi solitari”, scappando dagli affetti per paura di soffrire. In quest’opera vi è un perfetto bilanciamento tra i temi della tutela e del rispetto per la natura e i suoi equilibri e l’importanza delle relazioni tra gli esseri umani: tutti noi, infatti, abbiamo bisogno di sentirci parte di un “branco”. Giulio e Vladimiro tornano nel seguito di questo emozionante romanzo, intitolato “La belva più feroce”.
SINOSSI DELL’OPERA. Un giovane ricercatore, Giulio, etologo, precario, appassionato del suo lavoro, viene incaricato di fare uno studio sulla possibile reintroduzione della lince nell’Appennino. Durante uno dei suoi sopralluoghi nelle aree oggetto dello studio, entra in contatto con un personaggio molto particolare, Vladimiro, che vive da solo in una frazione abbandonata di un paesino della montagna abruzzese. Dopo il primo incontro è evidente che, dietro l’aspetto un po’ rozzo, si cela una persona colta che non vuole far trasparire la sua vera identità. Fatti drammatici fanno avvicinare questi due personaggi fino a far nascere tra loro una solida amicizia. Pian piano che aumenta la loro confidenza Vladimiro fa conoscere a Giulio gli episodi del passato che hanno causato il suo esilio volontario. Si scopre la grande somiglianza tra i due personaggi sia come interessi che come percorso umano. Il finale lascia aperte tante interpretazioni e non pretende di disegnare un unico futuro.
BIOGRAFIA DELL’AUTORE. Flavio Lucibello ha lavorato per quarantatré anni in un Ente di Ricerca, dedicando molto tempo alla divulgazione e alla promozione della ricerca scientifica come strumento per lo sviluppo sostenibile. Coerentemente con questo obiettivo ha fondato nel 2008 il Consorzio di Ricerca Hypatia per lo sviluppo sostenibile e nel 2015 la Fondazione E. Amaldi. Pubblica la raccolta di racconti “Diario di uno che ci aveva creduto” (Porto Seguro editore, 2021) e i romanzi “Il suo nome era Vladimiro” (La Caravella editrice, 2021) e “La belva più feroce” (La Caravella editrice, 2022). Il motivo per cui ha deciso di iniziare a scrivere, dopo tanti anni dedicati a promuovere la conoscenza attraverso la ricerca scientifica e la tecnologia, sta nel voler condividere con gli altri le esperienze, i pensieri e le passioni che lo hanno accompagnato durante questo percorso: l’amore per la natura, per la conoscenza, per i valori umani ed etici che la società che abbiamo creato tende a rinnegare.
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