GIOVE presentano OUTSTREAM
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Dopo lo scioglimento dei SOS per certi versi teatrale, Danilo e Corrado fondano i Giove. Il progetto è chiaro da subito : mettersi nelle condizioni di suonare dal vivo nel più breve tempo possibile. In 5 mesi allestiscono uno show visuale innovativo, che ruota attorno ad un repertorio di canzoni tutte nuove. Si dedicano con passione allo studio di tecniche di registrazione, anche analogiche, producendo i loro stessi brani. Il covid li ferma come tutti nel 2020 e nel 2021, periodo utilizzato per aprire un canale Twitch, teatro di esibizioni live con cadenza bisettimanale, per oltre un anno. Nel 2022 sono ripartiti con i live estivi, ed a Febbraio del 2023 vedrà la luce OUTSTREAM, il loro primo album, anticipato da due singoli.
Parlaci del tuo ultimo lavoro. Come è nato?
OUTSTREAM è il nostro disco di debutto. Veniamo da una esperienza di 15 anni in un’altra band vissuta per metà in Italia e per metà in Irlanda. E’ un disco registrato in buona parte su nastro analogico, tutti gli strumenti che si sentono sono reali e sono suonati da noi. Le voci non sono state intonate artificialmente, e le canzoni sono tutte scritte da noi. Ogni mese su Spotify pubblichiamo un singolo con le relative B-Sides, come si faceva all’epoca del CD. Magari qualcuno la interpreta come una operazione nostalgia, magari qualcuno invece si è rotto il cazzo di ascoltare dei ragazzini che farneticano su basi fatte con un telefonino di quanto sarebbe bello fare i soldi e dopo di quanti soldi hanno.
Mi dici qualcosa sul titolo?
Come nella migliore tradizione del rock da cui proveniamo, il titolo non ha dei significati particolari, semplicemente suona bene. Poi il significato viene dalle canzoni. I 100 esperti di marketing più importanti al mondo potrebbero passare 100 anni a cercare un titolo migliore per il “THE WHITE ALBUM” dei Beatles e fallirebbero miseramente, perché ad ascoltarlo non c’è nessun titolo migliore di quello, eppure il “THE WHITE ALBUM” un titolo neanche ce l’ha… Ormai tutti i dischi hanno titoli fantastici e filosofici, peccato che spesso il titolo sia l’unica cosa decente.
Come definiresti lo stile del disco?
Chitarre, voci, batteria e basso, e tutto quello che si può fare con questi strumenti. Nel disco ci sono pezzi rock-indie, del rap, ballatone, roba prog e, anche se nascosto, c’è tantissimo blues che tiene tutto in piedi.
Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirato?
Tutto ciò che negli anni è stato fatto bene, ha aperto una porta per chi avrebbe seguito. Quelle sono le nostre ispirazioni. Obiettivamente si fermano ai primi anni 2000. Poi il vuoto…
Qual è il brano più riuscito dell’album secondo te?
Diccelo tu. Per noi ogni brano ha un suo perché.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana e dei media musicali del nostro paese?
In Italia non c’è una scena perchè non c’è rispetto. Ed i media sono conniventi. Le prime 20 posizioni in classifica adesso sono occupate da gente che non sa suonare nessuno strumento musicale, né ha conoscenze di armonia. Vi fareste mai operare da un chirurgo che non ha mai messo piede in una facoltà di medicina o in un ospedale (ma viene bene in foto)? io credo di no. Allora perché abbiamo lasciato i palchi a persone che non hanno idea di cosa voglia dire fare il musicista? 20 anni fa gente come i Maneskin (nulla contro di loro) probabilmente non avrebbe fatto che i roadie. Comunque ogni popolo ha i politici che si merita, e ogni fanbase ha le star che si merita. Per chi ha voglia ed entusiasmo, in giro è pieno di musicisti splendidi che scrivono canzoni bellissime, e passano la vita a suonare controluce o sotto la pioggia battente, lontanissimi dalle classifiche e dalla loro mediocrità.