Torniamo a parlare di pensioni e più nello specifico lo facciamo alla luce dei recenti emendamenti che hanno apportato alcune sostanziali modifiche in ordine al meccanismo di rivalutazione delle pensioni. Un nuovo schema che, come vedremo, è vantaggioso per alcuni e meno per altri, ma che si traduce per lo Stato in una soluzione di risparmio sulla spesa da esso erogato per la prestazione.
Quali sono dunque le novità introdotte? Scopriamo insieme in questo articolo, in cui forniremo anche alcuni strumenti utili ad assicurare al lettore una maggiore comprensione su un argomento sempre molto complesso.
Rivalutazione Pensioni: novità 2023
Approvato con la Legge di Bilancio 2023, il testo che disciplina la materia relativa alla rivalutazione delle pensioni ha subito nei mesi a seguire alcune modifiche introdotte da una serie di emendamenti. Di fatto, dal mese di marzo, è entrato in vigore un nuovo meccanismo di ricalcolo delle pensioni.
Le novità introdotte non sono molte, ma certamente incisive.
La modifica principale attiene al meccanismo di calcolo della perequazione (un sistema di ricalcolo basato sull’aumento dei prezzi al consumo), impostato su uno schema a fasce, che passa da quello finora adottato a 3 fasce ad uno a 6. Questo cambiamento comporta per alcuni dei vantaggi, ma si traduce in uno svantaggio per altri.
Vantaggi e svantaggi
Chi beneficerà della rivalutazione delle pensioni? Per rispondere a questa domanda dovremmo prima vedere quali sono le aliquote applicate per il calcolo degli aumenti. Sin da ora, tuttavia, possiamo affermare che i beneficiari sono i percettori di assegni pensionistici medio-bassi, specie se inferiori quattro volte il minimo. Di contro ne risulta svantaggiato chi nel 2022 prende un assegno pensionistico di importo superiore a 2.101,52 euro, dal momento che più alto è l’importo, minore è la percentuale di aumento prevista.
Il nuovo meccanismo è stato introdotto al fine di assicurare, da un lato, un aumento delle pensioni più basse per fronteggiare il caro prezzi, dall’altro per consentire un risparmio della spesa, che è stato calcolato in circa 2 miliardi di euro.
Tabella delle rivalutazioni della Pensione
A questo punto, possiamo vedere a quanto ammonta l’aumento sulla base dei nuovi criteri di valutazione, che ricordiamo prende in considerazione 6 fasce di perequazione. In base all’importo, l’aumento previsto è così calcolato:
- rivalutazione al 100% per i trattamenti pensionistici pari o inferiori a quattro volte il trattamento minimo Inps (fino a 2.101,52);
- rivalutazione all’85% per i trattamenti pensionistici pari o inferiori a cinque volte il trattamento minimo Inps (tra 2.101,52 euro e 2.627 euro);
- rivalutazione al 53% per i trattamenti pensionistici superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a sei volte il medesimo trattamento minimo (tra 2.627 e 3.152,28? euro);
- rivalutazione al 47% per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori ad otto volte lo stesso trattamento minimo (tra i 3.152,28? e 4.203 euro);
- rivalutazione al 37% per i trattamenti pensionistici superiori a otto volte il trattamento minimo Inps e pari o inferiori a dieci volte il medesimo trattamento minimo (tra 4.203 e 5.253,38 euro);
- rivalutazione al 32% per trattamenti pensionistici complessivamente superiori a dieci volte il trattamento minimo Inps (oltre a circa 5.253,38 euro).
Tutto ciò comporta che l’aumento sarà pari al:
- 7,3% per le pensioni di importo fino a 2.101,52 euro;
- 6,2% per le pensioni di importo compreso tra 2.101,52 e 2627 euro;
- 3,8% per le pensioni di importo compreso tra 2.627 e 3.152,28 euro;?
- 3,431% per le pensioni di importo compreso tra 3.152,28? e 4.203 euro;
- 2,701% per le pensioni di importo compreso tra 4.203 e 5.253,38 euro
- 2,336% per le pensioni di importo oltre i 5.253,38 euro.
Come si nota, sono le fasce con assegno pensionistico più alto ad essere penalizzate, cosa che non avveniva, invece, col precedente sistema a 3 fasce.
Nel complesso, pertanto, nel biennio 2023-2024 si prevede un aumento complessivo dell’assegno pensionistico pari all’1,9%, il più alto degli ultimi anni, come abbiamo già avuto modo di chiarire in un altro nostro approfondimento sull’argomento.
Rivalutazione Pensione Minima
Gli unici, quindi, che beneficeranno di un aumento totale delle pensioni sono i percettori di assegni di importo inferiore a 4 volte il trattamento minimo Inps. Della questione relativa agli aumenti delle pensione minime Posizioni Aperte si è già occupata in un precedente articolo, a cui rimandiamo per ulteriori approfondimenti al riguardo.
Rivalutazione Pensioni 2023: alcuni esempi
Proviamo ora a “tradurre in numeri” questi aumenti, prendendo in considerazione gli importi e le percentuali di aumento relative, come visto precedentemente.
Pensioni minime: in questo caso, l’aumento abbiamo visto essere pari a 7,3%. Poiché l’importo base della pensione minima per il 2023 è pari a 525,38 euro, sommando a questo il 7,3% di aumento (circa 38 euro), si ottiene una cifra pari a 563,74 euro, a cui va aggiunto un ulteriore 1,5% di bonus extra.
Solo per gli over 75 la pensione minima è stata portata a 600 euro;
Pensioni di importo compreso tra 2.101,52 e 2627 euro: in questo caso l’aumento è pari al 6,2%. Supponendo che l’importo dell’assegno pensionistico sia pari a 2.600 euro, in forza dell’aumento, la cifra salirà a 2761,20 euro, con un incremento pari a 161,20 euro;
Pensioni di importo 2.627 e 3.152,28 euro: a fronte di un aumento del 3,8% (all’incirca 105 euro), supponendo, ad esempio, che l’assegno pensionistico è di importo pari a 2754 euro, nel 2023 l’importo finale della pensione sarà pari a 2858,66 euro.
E via di seguito. In sintesi: per sapere a quanto ammonta l’assegno pensionistico, alla luce delle rivalutazioni è sufficiente sommare l’importo percepito alla percentuale d’aumento fissata.
Rivalutazione pensioni: a chi spetta?
Per sapere chi sono i soggetti coinvolti e quali sono le pensioni oggetto di rivalutazione, rinviamo ancora una volta ad un approfondimento a riguardo, di cui ci siamo occupati in precedenza, quando tuttavia la Legge di Bilancio era già stata approvata.
Vi rimandiamo pertanto all’articolo per un’analisi più dettagliata.
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