È stata una giornata estremamente negativa per le borse del vecchio continente. Gli investitori pensavano di essersi parzialmente lasciati alle spalle i timori di contagio legati al crollo della Silicon Valley Bank, quando è arrivata una doccia fredda da Credit Suisse.
I principali azionisti sauditi della banca elvetica hanno posto il veto a qualsiasi iniezione di liquidità in caso di bisogno, creando così un effetto panico che ha travolto il titolo in borsa (-24%).
Era inevitabile che le conseguenze si sarebbero ripercosse su tutti gli altri listini, colpendo principalmente titoli bancari.
Il bilancio degli gli investitori
Alla Borsa di Milano, dove proprio i titoli bancari sono i pesi massimi, gli investitori vendono di tutto. L’indice FTSE MIB chiude con una perdita di 4,6%. Anche il FTSE Italia All-Share è crollato del 4,48%, e vanno in discesa pure il FTSE Italia Mid Cap (-3,38%) e il FTSE Italia Star (-2,93%).
Profondo Rosso anche per le altre borse principali d’Europa. Il DAX di Francoforte perde il 3,27%, a Londra l’indice FTSE100 scende di 3,83%, Parigi segna -3,58%, Madrid -4,31%.
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I numeri della giornata
Al termine della seduta il controvalore di titoli scambiati dagli investitori di Milano è stato pari a 4,26 miliardi di euro, con un incremento del 40% rispetto a ieri. I volumi scambiati sono passati da 0,71 miliardi di azioni della seduta precedente agli odierni 1,01 miliardi.
Sull’intero listino principale di Milano si salvano soltanto tre titoli, ossia Campari, +0,52%; Erg, +0,23% e Terna +0,38%.
Giornata terribile per il settore bancario: Unicredit -9,06%, Finecobank -7,63%, Bper -7,23%, Banco Bpm -7,13%, Intesa -6,85%.
Crolla anche il prezzo dei titoli petroliferi: Saipem -9,88%, Tenaris -8,95%.
Gli altri mercati
La fuga degli investitori dal mercato azionario spinge invece gli acquisti sul dollaro. Il biglietto verde guadagna terreno soprattutto sulla valuta unica, con il cambio EURUSD che si riporta attorno a 1,05 (se sfruttate i Plus500 spread).
La paura della recessione riemerge facendo sprofondare il prezzo del petrolio. I contratti futures su Brent e Wti perdono circa il 5%. La ricerca di beni rifugio premia invece l’oro il cui prezzo risale oltre 1930 dollari l’oncia.