Brusciano “Il Fare perbene” raccoglie firme contro l’Autonomia differenziata.
(Scritto da Antonio Castaldo)
A Brusciano, Città Metropolitana di Napoli, l’Associazione “Il Fare perbene”, presieduta da Giuseppe Vacca, presso la propria sede, in Via Camillo Cucca n. 129, così come ha fatto nelle trascorse domeniche del 12 e 19 marzo, con il referente ANPI Peppe Rea ed il docente Jerry Russo, anche domenica 26 marzo 2023, dalle ore 10.00 alle ore 13.00, continuerà la raccolta di «Firme a sostegno della Proposta di legge Costituzionale di Iniziativa Popolare. Perché Scuola, Sanità, tutela del Lavoro, infrastrutture e previdenza siano di competenza dello Stato. Per l’uguaglianza dei diritti e l’uniformità dei servizi in ogni parte d’Italia. Perché vi sia una clausola di supremazia della legge Statale a tutela dell’interesse nazionale. Per ridare voce ai cittadini e al Parlamento».
In merito alla famigerata “Autonomia differenziata”, il 2 febbraio 2023, il Consiglio dei Ministri del Governo Meloni ha approvato all’unanimità il Disegno di legge presentato dal Ministro Calderoli che riconosce fortificati poteri su 23 materie alle Regioni, tra cui la sanità che in questo caso ammetterebbe una pluralità di sistemi sanitari rispetto all’esistente Servizio sanitario nazionale. Il 22 marzo 2023, dopo il parere della Conferenza Unificata e il via libera del Consiglio dei Ministri al Disegno di legge, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha firmato le Disposizioni per l’attuazione. Il tutto ora passa alla competenza del Parlamento.
Intanto dal 10 novembre 2022, come rileva, fra i numerosi firmatari, il sociologo e giornalista Antonio Castaldo è iniziata la sottoscrizione, a sostegno della Proposta di legge Costituzionale di Iniziativa Popolare. Entro sei mesi occorrono 50.000 firme che, come nella sintesi di FLCCGIL, permetteranno l’accesso alla via legislativa finalizzata a «-eliminare le intese pattizie che introducono l’autonomia differenziata attraverso la trattativa tra governo e singola regione, riducendo il parlamento a un ruolo di ratifica, e introdurre eventuali referendum; -riportare la formazione professionale dalla competenza regionale alla competenza concorrente Stato-Regioni e spostare l’istruzione (e altre materie strategiche per l’unità del paese) dalla potestà concorrente a quella esclusiva dello Stato; -modificare i livelli “essenziali” in livelli “uniformi” delle prestazioni; -introdurre la supremazia della legge statale costruita sull’unità della Repubblica». (Fonte https://m.flcgil.it/attualita/autonomia-differenziata-tutte-le-ragioni-per-dire-no.flc)
Qui di seguito in estrema sintesi si illustra come si sia arrivati a tutto questo. Iniziamo dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 (competenza concorrente) e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo (competenza esclusiva) alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s) possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa tra lo Stato e la Regione interessata».
In Italia, l’onda lunga di tale cambiamento è partita sulla spinta dei movimenti autonomisti del Nord degli anni ‘90 del Novecento che criticavano la distribuzione delle risorse nazionali segnalando, dal loro punto di vista, un favorevole trasferimento delle stesse al Meridione a discapito delle Regioni settentrionali e dei settori lavorativi più produttivi. L’anno 2001, per le elezioni politiche, i movimenti autonomistici ebbero un positivo riscontro con la revisione, prodotta a maggioranza dal Governo di Centro-Sinistra, del Titolo V della Costituzione il cui nuovo articolo 114 recita: «La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione».
La novellata via costituzionale porta all’articolo 116 che tra l’altro, afferma: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi dell’articolo 119». Infatti l’articolo 117 porta alla precisa indicazione delle materie di competenza statale e al riconoscimento, a favore delle Regioni, della «potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata dalla legislazione dello Stato» mentre con l’articolo 119 «I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa». Poi vengono ritoccate anche le regole costituzionali inerenti tale autonomia per giungere poi alla Legge del 5 maggio 2009, n. 42 di attuazione della delega costituzionale sul federalismo fiscale relativo alle Regioni a statuto ordinario e, in specifici ambiti, alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e Bolzano.
A tutela dei diritti civili e sociali per tutti i cittadini ecco i LEP, Livelli Essenziali delle Prestazioni e dei servizi, che devono essere garantiti in modo uniforme sull’intero territorio nazionale e questa è materia esclusiva dello Stato italiano, come fissato in nella Costituzione all’articolo 117 comma 2 lettera m. Però, oltre alla loro determinazione, è necessario il loro finanziamento con costi standard volti a precisare le risorse che lo Stato deve garantire a ciascuna Regione. Lotta impari per una finanza pubblica sparagnina a fronte di una sussistente differenza del 25% di spesa sanitaria individuale tra Settentrione e Meridione e di spesa pubblica allargata che, secondo i dati dell’anno 2021, in Italia è stata di 16.684 euro per ogni cittadino, di cui 1.079 per il pagamento degli interessi sul debito. Ma, se andiamo a guardare la distribuzione geografica di questa spesa, in concreto lo Stato spende per un cittadino del Centro-Nord 17.621 euro, mentre per un cittadino del Sud spende 13.613 euro.
Per bloccare il progetto di autonomia differenziata è necessario variare parte del Titolo V della Costituzione, in special modo agli articoli 116 e 117 e per questo è stata approntata la proposta di legge di iniziativa popolare di revisione costituzionale, elaborata dal primo firmatario Massimo Villone, (Senatore della Repubblica italiana dal 15 aprile 1994 al 28 aprile 2008; Emerito di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli) in solidale partecipazione di oltre un centinaio di giuristi, meridionalisti, docenti e attivisti sociali, e la collaborazione dei sindacati Cgil e Uil della scuola, con la successiva adesione dell’Anpi e dell’Arci e di varie associazioni di operatori sanitari. Raggiunta quota 50.000 le firme una volta depositate permetteranno la discussione, obbligatoria, in Senato di questa proposta di legge popolare. Prima finiva tutto nel dimenticatoio, oggi non è più possibile.
Oltre che con la presenza fisica, volendo, si può firmare anche per via digitale come sostenuto dal “Coordinamento della democrazia Costituzionale” sul link https://raccoltafirme.cloud/app/user.html?codice=CDC ottenendo prima una mail di verifica e subito dopo poter firmare usando SPID o altri strumenti di firma digitale.
IESUS Istituto Europeo Scienze Umane e Sociali-Brusciano NA