La scelta bulgara di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina deriva dalla situazione della politica interna di Sofia. Il 2 aprile, infatti, vi saranno le elezioni politiche. Il presidente Rumen Radev ritiene il governo provvisorio debba astenersi fino a quella data dal prendere decisioni importanti su un tema delicato come gli armamenti.
Le motivazioni di Radev
Il presidente Radev, così come altri rappresentanti di vertice del governo bulgaro, crede sia giusto che per prima cosa i partiti dicano agli elettori qual è il loro orientamento sulla questione. Saranno quindi i cittadini a determinare con il loro voto il successivo corso della politica estera di Sofia rispetto al conflitto ucraino. Per Radev vi sono essenzialmente due opzioni. La prima è riprendere a inviare armamenti e dunque contribuire a prolungare il conflitto. La seconda è sforzarsi di convincere le parti a sedersi al tavolo delle trattative e trovare un compromesso diplomatico.
Il presidente tifa per la diplomazia
L’opzione diplomatica è quella che Radev preferisce. La sua storia politica e personale è tale che lo hanno spesso etichettato come filo-russo, ma è lo stesso popolo bulgaro a considerarsi fratello di quello russo, come da lunga tradizione. Così, Radev ha espresso a livello ufficiale la sua condanna per “l’invasione” russa, ma ha sempre detto che dare armi all’Ucraina è come “cercare di spegnere il fuoco usando la benzina”. Nonostante questo, l’ex vicepremier e ministro dell’Economia Kornelia Ninova, oggi a capo del Partito Socialista (BSP), accusa Radev di aver cambiato la posizione iniziale. Fonte: https://strumentipolitici.it/bulgaria-il-presidente-ferma-la-fornitura-di-armamenti-allucraina/