LE IMPRESSIONI DEL COREOGRAFO M. ASTOLFI IN “ROSSINI OUVERTURES” AL PARIOLI

L’accogliente spazio culturale in via G. Borsi, vicino piazza Santiago del Cile, per la rassegna “Altri percorsi” parallela a quella della stagione teatrale ufficiale c’ha riservato un bellissimo lavoro interdisciplinare in cui la danza s’è coniugata alla musica d’un sommo e geniale artista compositore di melodiche armonie operistiche, permettendo al coreografo affermato Mauro Astolfi d’esprimere con i virtuosismi moderni dei suoi ballerini sulle punte le sensazioni derivategli dallo studio della vita dell’insigne cittadino pesarese a cui è dedicato il teatro urbano marchigiano. Per completare l’operazione di “full immersion”nella biografia e produzione del musicista ha ascoltato per 24 ore le sonorità dell’illustre talento, rimanendone stregato e decidendo di ricavarne delle brillanti scenografie coreografiche con flessuosi movimenti gestuali con il proprio corpo, splendidi assoli che poi si sono fusi con romantici intimismi ed acrobazie di coppia, fino a piroette agili e silfiche con deliziosi avvitamenti su se stessi, per venire infine a vellutate movenze carpioni e giravolte stupende distesi in terra sul palcoscenico .Naturalmente non si può negare che nelle sue creazioni danzanti il coreografo ha dovuto tenere presente anche l’inquietudine interiore, l’anima nera che, come nel poeta ermetico ligure Eugenio Montale in “Ossi di seppia” con la lirica ”Male di vivere”, hanno contribuito a formare una potente e sofferta personalità che s’è fatta sentire nella redazione dei suoi spartiti musicali ed arie, opere, liriche, tra cui la celebre “Il barbiere di Siviglia” che abbiamo riascoltato con molto piacere durante la serata. Dunque la musica e la coreografia per circa 80 minuti hanno valorizzato nella giusta misura, se ancora qualcuno ne avesse avuto bisogno, l’ingente musica che Rossini ha ideato nella sua non lunga esistenza. L’aspetto travagliato , lacerante e distruttivo psichicamente e neurologicamente della sua vita è rappresentato dalla figura in calzamaglia nera, che è l’antitesi della pura eccellenza bianca e della serenità perfetta dei momenti migliori; è una buona trasposizione antropomorfa della turbativa intima che non l’avrebbe mai abbandonato, come avvenne per il suicidio dell’anziano regista Monicelli al San Giovanni di Roma e per contrasto con la giovane pallavolista di colore di sicuro avvenire glorioso, sportivamente parlando, dal sesto piano dell’albergo di Instabul dopo la sconfitta della sua squadra in semifinale e per cui ci sarà un minuto di silenzio in tutti i Palazzetti dello Sport disposto dalla FIP.Questa turbativa interna non lo lasciava mai in pace , s’inseriva nei suoi sogni come autentico incubo , dandogli insopportabili disturbi fisico – psichici, che il musicista russo Ciaikovskj seppe trasmetterci benissimo metaforicamente con la colonna sonora del balletto “Il lago dei cigni”. Codesta patologia poteva simboleggiare il timore della malattia, il suo cattivo folletto o “Monacello” quale Jago per Otello nella tragedia shakesperiana, il terrore della morte, che è la disperante unica certezza assoluta per chi non crede, tuttavia l’istinto di sopravvivenza anche per chi ha Fede non viene meno e dobbiamo affidarci alla Madonna per varcare, prendendoci Lei per mano, con la Speranza della vita immortale quel limite, magari senza soffrire. Gli straordinari interpreti della meravigliosa serata danzata musicalmente sono stati 9 e precisamente :A. Bonavida, L. Capozzi, M. Cossu, M. Laterza, G. Mele, M. Mirdita, A. Piergentili, M. Raffone e M. Staltari, che si sono esibiti con eccezionale bravura e mirabile sinergia di “ensemble”. Con questa prova, che ha soddisfatto la platea estasiata esteticamente, il gruppo “Spellbound Contemporary Ballet” ha confermato di essere un collettivo d’alto valore plastico e figurativo nelle movenze, secondo magari solo all’”ATER Balletto” indubbiamente il primo in campo nazionale. Lo spettacolo sarà replicato fino a domenica alle 17, per lasciare il posto il 21 a Lorenzo Balducci con il suo monologo “Fake” caratterizzato dall’ironia dissacrante sul mondo del teatro ed infine il 3 Maggio a Massimiliano Bruno con “Lo Stato delle Cose”.

Giancarlo Lungarini