L’export è da tempo il motore della nostra economia e continua ad esserlo nonostante l’inflazione e la guerra in Europa. Tuttavia, non essere pronti a cambiare e cogliere le opportunità del Made in Italy sarebbe un grave errore per le imprese italiane. A spiegarlo è Alessandra Ricci, da un anno alla guida di SACE, la società del Ministero dell’Economia che supporta le aziende italiane nell’espansione internazionale.
Alessandra Ricci: “Saremo ancora il settimo esportatore a livello mondiale”
Il 2022 è stato un anno positivo per le esportazioni italiane: è stato registrato un aumento del 20% rispetto al 2021, che corrisponde a un valore di 625 miliardi di export. Solo una piccola parte dell’incremento, ricorda Alessandra Ricci, è attribuibile all’aumento dei volumi, mentre il resto è dovuto all’inflazione. Ciò implica che i compratori stranieri sono disposti a pagare di più per i prodotti italiani. L’export italiano gode di una buona reputazione a livello mondiale, consentendo alle imprese di far fronte ai maggiori costi energetici e delle materie prime. Spesso si pensa che le imprese italiane abbiano trascurato gli investimenti in digitalizzazione, ma prima dell’avvento dell’Industria 4.0, l’innovazione era scarsamente registrata nei bilanci aziendali. Solo con l’Industria 4.0 sono stati diffusi i dati relativi ai costi di ricerca e sviluppo. Questo ha permesso alle aziende più dinamiche, spesso orientate all’export, di rimanere competitive. Nel corso degli ultimi 12 anni, ricorda Alessandra Ricci, il PIL italiano è cresciuto solo del 2% in valore reale, mentre le esportazioni hanno registrato un aumento del 9,9%. “Per il 2023 prevediamo esportazioni per 650 miliardi, con un’ulteriore crescita di quasi il 5 per cento”, sottolinea l’AD. “Saremo ancora il settimo esportatore a livello mondiale e il secondo in Europa, dopo la Germania ma davanti alla Francia”. Questa è indubbiamente una posizione eccellente per un Paese che, va ricordato, non dispone di materie prime. Alla domanda su cosa significhi investire in qualità, Alessandra Ricci ha spiegato che in passato “per garantire l’assistenza post vendita serviva che si spostassero le persone, mentre oggi nel 90% dei casi si può fare da remoto e questo è stato possibile proprio perché si è investito in digitalizzazione. E questi investimenti si trasformano tutti in valore aggiunto perché non c’è più il costo delle materie prime”.
Alessandra Ricci: l’azione di SACE per ampliare la presenza italiana all’estero
La sostenibilità è un altro tema estremamente attuale e di fondamentale importanza. L’indipendenza energetica diventa un fattore cruciale per mantenere la competitività, soprattutto per le imprese che esportano. Se i prezzi continuano ad aumentare, specifica Alessandra Ricci, diventerà essenziale implementare significativi risparmi energetici per rimanere in pista. SACE sta infatti investendo molto anche in questa direzione. Il risparmio energetico sarà un elemento discriminante tra chi sarà presente sul mercato e chi ne sarà escluso. Il Gruppo ha fornito 54 miliardi di garanzie nel 2022. Di questi, 22 miliardi sono stati destinati a supportare l’export, 29 miliardi a sostenere la liquidità nel mercato interno e 3 miliardi sono stati investiti nelle piccole e medie imprese per progetti sostenibili. È fondamentale creare una cultura che valorizzi la sostenibilità, poiché presto i fornitori saranno selezionati in base ai criteri ESG. Chi esporta dovrà garantire la sostenibilità dell’intera catena di fornitura, e chi non ha investito in questa direzione resterà tagliato fuori. L’azione di SACE per espandere la presenza italiana all’estero implica la creazione di relazioni e l’accompagnamento delle imprese con coperture e garanzie. Il Gruppo cerca di favorire l’export in Paesi in cui c’è ancora un potenziale di crescita non sfruttato. La realtà guidata da Alessandra Ricci identifica i grandi acquirenti e li mette in contatto con le aziende italiane rilevanti nel settore, organizzando eventi di business matching. Le imprese italiane hanno così l’opportunità di presentarsi: spetta poi a loro sfruttarla al meglio. Inoltre, il Gruppo punta all’apertura di nuovi mercati per gli stessi prodotti. Ad esempio, alcune aziende che esportavano solo in Russia si sono trovate a dover affrontare la chiusura di quel mercato. Con le coperture “a ombrello”, vengono accompagnate verso la diversificazione. In questo modo, una crisi può diventare un’opportunità che altrimenti non sarebbe stata colta. Ma quali sono le aree del mondo attualmente più promettenti? Il Medio Oriente, sottolinea Alessandra Ricci, “sta facendo grandi investimenti infrastrutturali grazie ai margini sui prodotti energetici”. Paradossalmente, i Paesi produttori di petrolio possono accelerare verso la sostenibilità in modo molto più rapido rispetto a noi. Mentre l’America Latina offre buone opportunità in diversi settori, come il Messico per la manifattura e il Brasile per le energie rinnovabili. In Africa, invece, la situazione è variegata, con alcune economie che offrono interessanti opportunità.