L’impegno per la sostenibilità è diventato una priorità globale, ma la sua crescente importanza ha anche portato alla diffusione di un fenomeno preoccupante: il greenwashing. Ad affrontare il tema è Carlotta Ventura, Chief Communications, Sustainability and Regional Affairs Officer di A2A.
Carlotta Ventura: il fenomeno del greenwashing
Mentre sempre più aziende si attribuiscono titoli immeritati di sostenibilità, diventa fondamentale porre fine a questa pratica e sfruttare l’opportunità per promuovere un vero cambiamento, scrive Carlotta Ventura. Durante e dopo la pandemia, il tema della sostenibilità è diventato di massa. Tuttavia, se le dichiarazioni di impegno non vengono seguite da azioni concrete e misurabili, c’è il rischio di attribuirsi meriti non guadagnati. La pubblicità ha reso familiari concetti come la neutralità carbonica, ma in molti casi si è abusato di tali termini, dando vita al fenomeno del greenwashing. Questa pratica non è nuova, risale addirittura al 1986, quando Jay Westerveld coniò il termine. D’altra parte, il settore finanziario ha riconosciuto il potenziale delle aziende che perseguono il successo sostenibile e oggi richiede informazioni e obiettivi chiari in materia di ESG (Ambientale, Sociale e di Governance). L’Unione Europea, spiega Carlotta Ventura, ha deciso di assumere un ruolo di primo piano nel promuovere la sostenibilità, valorizzando le aziende che pongono al centro della propria strategia la sostenibilità stessa. Grazie al Regolamento sulla Tassonomia degli Investimenti Sostenibili, l’UE sta indirizzando l’intero sistema verso gli obiettivi della transizione ecologica, “per cui la sostenibilità deve permeare i processi aziendali”.
Carlotta Ventura: cogliere le opportunità della CSRD
La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) rappresenta un passo significativo in questa direzione, continua Carlotta Ventura. In Italia, l’ambito di applicazione della direttiva si estenderà da 200 aziende coinvolte nella rendicontazione non finanziaria a quasi 4.000. La CSRD richiede dettagli sugli impegni presi e sulle politiche ESG, con particolare attenzione alla catena del valore. Questo avrà un impatto sulle PMI, mettendo in luce la sfida di raccogliere dati da piccoli fornitori non strutturati e da filiere sbilanciate in Paesi non regolamentati su queste tematiche. Qui i grandi attori possono svolgere un ruolo fondamentale, agendo come facilitatori per le PMI attraverso programmi di coinvolgimento e formazione. L’integrazione degli elementi ESG all’interno dei piani aziendali rappresenta il fulcro di questo impegno. Non solo contribuisce a una maggiore competitività, ma facilita anche l’accesso ai capitali. Sebbene richieda uno sforzo significativo, questo processo porterà chiarezza e stimolerà la crescita di nuovi profili professionali e, di conseguenza, nuovi posti di lavoro qualificati. Alla luce di questa situazione, conclude Carlotta Ventura, “la CSRD è un esercizio di cui non si può fare a meno e occorre farlo bene per coglierne le opportunità”.