ELEKTROBOT – SPACE INVADERS (Dmi Music)
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La band
ELEKTROBOT è un trio versatile e contemporaneo che sintetizza Elettronica, Synth Pop ed Elettro Pop, in una personale visione di brani iconici degli anni 80, come “Running Up That Hill” di Kate Bush o “State of the Nation” degli Industry.
Maximilian Parolisi, a.k.a. Maximilian, Francesco Preti, a.k.a. Franky Priests e Andrea Ge, a.k.a. A.Ge, portano avanti il loro progetto attraverso remix di elettronica, synthpop, elettropop, sperimentazioni e brani di diversa estrazione dagli anni ’80 fino ad oggi. Con voce, synth, basso e batteria, il trio sintetizza un immaginario musicale che è allo stesso tempo nostalgico e innovativo, mettendo insieme sapientemente le influenze del passato con i suoni del presente. Elektrobot è ben più di un progetto di musica elettronica anni ’80, è qualcosa di multimediale in continua evoluzione, non ci sono limiti all’ispirazione, al sound e all’immaginario.
L’INTERVISTA
1.Parlateci del vostro ultimo lavoro. Come è nato?
MX: Il nostro ultimo prodotto è un surrogato delle nostre scelte musicali riassunte e selezionate degli ultimi anni, volevamo dare ai brani una personalità, e per farlo abbiamo cercato delle canzoni che avessero qualcosa in comune con il nostro essere musicisti e il nostro essere amanti della vera musica che genera emozioni, quindi quella degli anni 80 e 90. Senza troppo osare ma mettendo sempre in gioco sia le nostre capacità che il nostro personale spirito musicale, che guarda sempre con attenzione alla musica elettronica.
A.GE: Elektrobot nasce dalla passione per la musica elettronica. Seguiamo il nostro istinto cercando di fare qualcosa di creativo. Non possiamo certo piacere a tutti ma certamente vogliamo che venga riconosciuta la qualità della nostra proposta. C’è in giro parecchia gente che fa questo come mestiere con molti meno meriti, questo è uno dei motivi per cui ci proponiamo.
FP: Il nostro ultimo lavoro è nato dall’unione delle nostre idee e dei nostri gusti musicali. Per certi versi è un lavoro che è allo stresso tempo sia frutto del nostro istinto, dal punto di vista delle intuizioni sugli arrangiamenti, sia frutto di un grande lavoro per la scelta dei suoni e delle intenzioni da parte di tutti e tre. Vogliamo che l’ascoltatore si lasci andare e venga attratto dal nostro mondo fatto di immagini e suoni immersivi ed evocativi. Speriamo davvero di esserci riusciti.
- Diteci qualcosa sul titolo?
A.GE: Prima è nata la copertina dell’EP e da qui il titolo era quasi ovvio. Su quel videogame ci ho speso un fracco di soldi con risultati discreti ma non ottimi, vorrei quindi che mi tornasse indietro almeno la metà di quello che ho buttato via 🙂 A parte gli scherzi noi siamo gli invaders, gli alieni rappresentati nel top della cover, potete combatterci ma non cediamo finchè non arriviamo all’obiettivo e se siamo ancora qui un motivo c’è..
MX: Irrompere nella mente delle persone attirandole con un titolo che conoscono quasi tutti, e far rivivere agli impavidi avventori e curiosi, quella sensazione di fresca malinconia.
- Come definireste lo stile del disco?
A.GE: Armony and melody energized by synth and drums. Diversi anni fa i giornalisti etichettarono questo connubio come synthpop. a noi può andare.
MX: Stile ELEKTROBOT
- Con che criterio avete scelto i brani da coverizzare?
A.GE: Siamo un team multimediale che fa anche produzioni per conto terzi pertanto tendiamo a scegliere ciò che ci piace ma anche a lavorare su qualcosa che ci mette di fronte a delle sfide come “Something Just Like This” che volutamente è un po’ fuori contesto. Vogliamo esprimere il nostro gusto ma anche la capacità di saper miscelare il tutto con competenza.
FP: Il criterio è molto semplice, abbiamo scelto brani che ci piacciono e che sono radicati dentro di noi da anni. Amiamo il mondo anni ‘80, le atmosfere, i suoni, è un mondo che ci ha sempre affascinato e che continua a farlo anche adesso. Abbiamo cercato di portare questa parte del nostro mondo musicale fino ad oggi, innovandola ma senza snaturarla.
MX: Li abbiamo sentiti in lontananza, li abbiamo ri-vissuti, e da li, li abbiamo resi un po’ nostri. Erano già nel nostro subconscio, non abbiamo fatto altro che riportarli alla luce secondo il nostro anacronistico gusto personale.
- Qual è il brano più riuscito dell’album secondo voi?
A.GE: Nei mix finali quello che mi ha colpito di più è “Dancing With Tears In My Eyes”, ha davvero una bella botta. Sono comunque contento del risultato globale.
FP: Partendo dal presupposto che mi piacciono tutti i brani di Space Invaders, quello che mi carica di più è “Tainted Love”. Mi piace l’energia che sprigiona e sono molto soddisfatto del come siamo riusciti a rivestire di nuovo questo brano “vintage” ma sempre attuale.
MX: A mio avviso sono tutti particolarmente ben riusciti, e diversi tra loro per mostrare la capacità di essere camaleontici e spaziare nell’etere sonoro. Una domanda interessante potrebbe essere. “quale sarà il vostro prossimo brano ben riuscito?”
- E quello a cui siete più affezionati?
A.GE: In realtà il brano che mi piace di più è “State Of The Nation”.
FP: Il brano a cui sono più affezionato è “Dancing with tears in my eyes” semplicemente perché è stato il primo brano in assoluto che ho registrato e che mi ha catapultato nel mondo Elektrobot.
MX: A tutti, ma devo riservare un landscape a ‘’State Of The Nation’’ che rimane sempre attuale e suona bene anche dopo anni dalla sua uscita. E’ come il ricordo di masticare una ‘’cicles’’ e sentire quel sapore di menta che ti fa stare bene.
- Pensate di portare in giro per i locali il disco e aggiungere altre cover?
A.GE: Pensiamo sicuramente di organizzarci per dei live, ma prima vogliamo vedere la risposta dell’EP a livello di consensi. Brani ne abbiamo già parecchi altri in cantiere oltre ad alcuni originali. Faremo tutto a tempo debito se e quando ne avremo la possibilità.
FP: Sì, non vediamo l’ora, dopo tanto lavoro in studio di portare la nostra musica anche live. Stiamo lavorando sullo spettacolo poiché vogliamo che sia qualcosa di unico, e allo stesso tempo ci piacerebbe proporre anche qualche brano inedito su cui stiamo lavorando.
MX: Personalmente vado, dove mi porta il cuore, e se gli ascoltatori di musica odierna avessero voglia di tralasciare per qualche tempo questa nuova corrente musicale moderna e contemporanea che si è creata, magicamente potrebbero accorgersi che il passato ci ha dato tanto. Rimodernarlo senza stravolgerlo non è da tutti, è come creare del nuovo, bisogna esserne capaci. Vedremo poi quali saranno i consensi.