Intervista all’artista Angelo de Francisco in occasione dell’uscita del suo nuovo libro

  1. È uscito il suo nuovo libro “Ragionando per immagini”, cosa rappresenta per lei questo libro?

La mia Monografia, una raccolta completa, o quasi, di tutta la mia produzione artistica dal 1973 ad oggi. Gli interventi critici di alcuni personaggi che mi hanno seguito sino ad ora e che hanno contribuito a mettere in luce la mia arte.

Una mostra virtuale che spazia nel tempo, che raffronta opere di vari periodi; una Galleria senza pareti che ognuno può consultare a suo piacimento. Ci vorrebbero infinite pareti per appenderle tutte!

 

  1. Viviamo oggi in una “società dell’immagine”, quale funzione e significato attribuisce lei all’immagine? Quale rapporto ha con essa?

Le Immagini sono una lingua universale perché sono le nostre forme e quello di tutto ciò che ci circonda. Però nonostante siano forme chiare e leggibili, non tutti le comprendiamo nello stesso modo. Ognuno dà una propria interpretazione secondo la propria cultura o il proprio stato d’animo. L’artista figurativo le usa per comunicare una propria emozione di fronte al mondo che gli appare in quel momento; io le uso per mescolarle insieme, per rielaborarle e crearne delle nuove, in una alchimia computerizzata che va oltre l’immagine stessa.

“La fotografia è un frammento di realtà in cui ti riconosci e da cui puoi ripartire per creare le tue speranze. La fotografia è una realtà che possiamo manipolare meglio e più velocemente della realtà sociale in cui viviamo”…

“La fotografia o l’immagine, è solo un punto di partenza, tutto il resto è computer o meglio fantasia; quindi non mi definisco fotografo e non mi interessa esserlo, o meglio potrei dire che la fotografia si evolve, perché evolve lo strumento; il resto è libertà creativa ed interpretativa”…

“…ti parlavo del computer e della macchina fotografica, della possibilità di variare e

trasformare l’immagine. Una serie di scatti sulla città, in questo caso Milano dove vivo, e un desiderio di provare a giocare con quelle immagini, di assemblarle e sovrapporle, di colorarle e alterarle. “Oltre l’immagine” è forse la migliore definizione che si possa dare a queste cose….”;

 

  1. Come nascono le sue opere?
    “Bisogna pensare allo stato d’animo dell’artista che, confuso ed inquieto di fronte alla sua tela bianca, sta raccogliendo tutte le energie più inconsce, con ogni sua antenna tesa a cogliere le minime vibrazioni dell’universo, concentrando in sé ogni pensiero stimolante che gli dia quella scintilla da trasmettere poi alle mani che via via tracceranno segni, rendendo intelligibili e concreti pensieri ed emozioni in altro modo astratti. È questa la fase iniziale della creazione dal nulla! Poi, una volta tracciato l’abbozzo, il germe dell’idea su cui lavorare, i giorni che si susseguono sono altri giorni di vita che accumulano emozioni ed esperienze e maturazioni attorno all’idea originale, a quel bozzetto progetto dal quale poco a poco l’opera prende forma, acquisisce nuove idee, le confronta, le inserisce o le scarta, si illumina della realtà circostante, ne diviene parte integrante o la supera. Insomma, l’opera è un insieme di meditazioni e di esperienze esistenziali distillate da un certo periodo di tempo ad un altro, da quando, cioè, nasce (dall’idea sorgiva) a quando è finita. È parte, in quei momenti, della vita dell’autore, è il suo tempo relativo.”

 

  1. Quali sono state le più grandi soddisfazioni nel suo percorso artistico?

Quando riesco a fare una bella opera, quando riesco ad esprimere in quell’opera ciò che veramente sento, ciò che veramente volevo dire. Per un artista credo sia la migliore soddisfazione che si possa avere, forse più dell’apprezzamento che gli altri possano avere del tuo lavoro, perché in questo caso sei libero di creare qualsiasi cosa, senza farti condizionare da ciò che agli altri può piacere. Creare dal nulla porta ad una grande soddisfazione che si apprezza solo dopo, quando si guarda con stupore ciò che si è stati capace di fare.

  1. Riuscirebbe a dare una valutazione critica della sua arte?

La mia Arte? Dipende da quale punto di vista uno la guardi, se da un punto di vista formale o di contenuto. La forma mi interessa poco, anzi la forma nasce e prende corpo da ciò che in quel momento voglio esprimere. È il contenuto, il messaggio che mi interessa, la poesia che c’è dentro quell’opera. “L’Io chi, lacerato nella Storia, cerco“, continua ad essere il mio punto di partenza, di ricerca, che in tutti questi anni mi ha guidato attraverso le varie fasi del mio evolvermi artistico, dalla pittura alla fotografia, dalla video art agli assemblaggi metacrilatici. Un continuo interscambio dentro-fuori, dall’io al mondo esterno e viceversa. Un’arte quindi legata alla vita ed ai suoi processi evolutivi; e non può essere diversamente perché tutto ciò che ci circonda, ci condiziona, e l’Arte è l’unico modo che abbiamo per poter guardare lontano e superare quelle catene che ci attanagliano.

  1. Come ci si sente ad essere un artista oggi?

Oggi sono chiamati Artisti i cantanti, i registi cinematografici, gli attori; a loro la Società riconosce un grande ruolo, una grande fama. Per quelli tradizionali che escono dalle Accademie di Belle Arti, non c’è nessun riconoscimento ufficiale, tranne forse quando muoiono o quando vengono battuti all’Asta per cifre esorbitanti. Viviamo quindi in un mondo sommerso, in un mondo elitario, ma se ciò non ci dà fastidio, continuiamo per la nostra strada, consapevoli di essere filosofi di vita al pari dei cantanti, attori o registi. Usiamo mezzi differenti ma il contenuto è il medesimo.

  1. Ha degli obiettivi che vuole raggiungere attraverso la sua arte?

Il successo, verrebbe da dire, l’essere riconosciuto come un artista importante. Ma questo fa parte di qualsiasi lavoro uno faccia. Per un artista, per me, l’obiettivo principale è riuscire a decodificare i segreti del mondo, della vita, il senso della nostra esistenza.

  1. Quali sono i suoi progetti futuri?

Continuare a sapere analizzare il mondo, ad interagire con esso, a gridare l’impotenza che il singolo ha rispetto alle masse, rispetto a quei Poteri che ti schiacciano; continuare a cercare quella luce che abbiamo dentro ma che le nebbie del presente offuscano; e l’Arte ha questo potere, troppe volte sottovalutato o sottomesso nel nome di false ideologie.