Diventa sempre più probabile che la BCE deciderà di lasciare i tassi di interesse fermi, quando si riunirà settimana prossima. L’economia europea infatti continua a mandare segnali di sofferenza. Oggi è toccato al dato sul PIL evidenziare la debolezza del blocco.
Ultimi dati sull’economia europea
Eurostat ha reso noto che nel secondo trimestre il PIL della Zona Euro è cresciuto di un modesto 0,1%, rispetto al +0,3% della prima stima e del consensus. Su base tendenziale invece la crescita è stata dello 0,5%, contro il +0,6% della stima preliminare e delle attese.
Se consideriamo l’economia europea nella sua interezza, il PIL è rimasto stabile su base congiunturale mentre è salito dello 0,4% su base tendenziale.
Segnali negativi dalla Germania
A livello di singole Nazioni preoccupa la Germania, che ha registrato una fase di stallo (e intanto gli ordinativi industriali e la produzione industriale sono diminuiti molto più del previsto). La Francia è cresciuta dello 0,5%, la Spagna dello 0,4% mentre l’Italia ha registrato una contrazione dello 0,4%.
La BCE prevede che l’economia dell’Area Euro cresca dello 0,9% nel 2023 prima di rimbalzare all’1,5% nel 2024 e all’1,6% nel 2025.
Verso la conferma dei tassi
E’ chiaro che l’economia europea sta risentendo del lungo periodo di tassi di interesse alti per contrastare l’inflazione. Ma la sofferenza che sta vivendo alimenta i dubbi sulla sua capacità di evitare una recessione.
Anche se negli ultimi giorni i policymaker della BCE hanno inviato segnali contrastanti riguardo alle loro intenzioni sui tassi di interesse, stanno aumentando le probabilità che la Eurotower decida di rimanere in pausa nel meeting di settembre (in calendario settimana prossima) per valutare i prossimi dati in arrivo. Ne sono convinti gli esperti degli opzioni binarie broker Europa.
L’euro annaspa
Questa situazione sta pesando sull’euro, che è sceso ancora rispetto al dollaro. Il cambio EURUSD si è affacciato per la prima volta da mesi sotto la soglia di 1,07, facendo vedere un pattern pennant trading.
Al tempo stesso le preoccupazioni per il futuro dell’economia globale stanno spingendo il biglietto verde nella qualità di valuta rifugio.