La banca centrale della Nuova Zelanda, la RBNZ, ha seguito le orme di quella australiana decidendo di lasciare i tassi di interesse al livello attuale. Il consiglio di politica monetaria infatti ha confermato il costo del denaro al 5,5%, come si aspettavano gli analisti di mercato.
La decisione di mercoledì è arrivata mentre i kiwi si stanno preparando per le elezioni di fine mese, con il costo della vita che sta diventando uno dei temi principali della campagna.
La pausa del ciclo di rialzi del costo del denaro
Quella decisa nella nottata di mercoledì (ora italiana) è la terza conferma consecutiva dei tassi di interesse da parte della RBNZ. Finora nel suo ciclo di strette monetarie (cominciato a ottobre del 2021) l’istituto centrale ha effettuato ritocchi per complessivi 525 punti base.
Il fatto che la RBNZ abbia esteso al sua pausa non vuol dire che non ci saranno altre strette in futuro. Lo hanno chiarito proprio i responsabili della banca centrale, che ritengono l’inflazione ancora molto elevata. Peraltro vedono rischi di ulteriori fiammate, e per questo non esiteranno a effettuare nuovi aumenti del costo del denaro per cercare di riportare l’inflazione entro l’intervallo target tra l’1 e il 3% annuo entro la seconda metà del 2024.
Outlook debole
Nonostante il primo semestre abbia visto l’economia neozelandese marciare più forte del previsto, la RBNZ ha sottolineato che si prevedono tempi più difficili, perché la domanda globale si sta indebolendo. Questo vale principalmente per la domanda cinese, che è un partner commerciale principale della Nuova Zelanda.
Consiglio: se volete negoziare il dollaro kiwi, imparate alcune figure trading fondamentali come il three black crows.
Perde quota il dollaro kiwi
La decisione della banca centrale di lasciare invariato il costo del denaro ha pesato sul dollaro neozelandese, negoziabile sugli opzioni binarie broker Europa. Il cambio rispetto a quello americano si è infatti indebolito, scendendo sotto 0,59, sui minimi di 11 mesi.
Intanto il rendimento dei titoli di stato a 10 anni è salito al 5,573%, rimanendo al di sopra del livello del 5% per la 13a sessione consecutiva, mantenendosi al livello più alto da marzo 2011.