L’Istituto di Politica Estera ha prodotto una relazione sulle possibili conseguenze dell’adesioni di ulteriori Stati membri all’Unione Europea. L’accademica Tyyne Karjalainen ha stilato un breve elenco di effetti che potrebbero vericarsi sulla struttura della UE in caso di ampliamento. I media finlandesi hanno ripreso questo documento che ora è oggetto di riflessione comune.
La tradizione di accoglienza finlandese messa alla prova
La Finlandia è sempre stata favorevole a includere nuovi Stati europei nell’Unione. Oggi però sono stati toccati i limiti per così dire “naturali” della UE per come venne concepita e sviluppata fino ai primi anni 2000. Restano da assorbire Paesi con differenze veramente troppo grosse di condizioni economiche e politiche rispetto alla media di Bruxelles. La Karjalainen esorta quindi i politici di Helsinki una nuova posizione che tenga conto di questi fattori. E di farlo al più presto. Altrimenti la Finlandia rischia di venire travolta dalle decisioni altrui.
Nuovi membri significa nuove regole
Allargare la UE fino alle frontiere occidentali della Federazione Russa implica dei cambiamenti nelle regole di funzionamento dell’Unione. Già oggi il sistema rimane spesso bloccato dalle sue stesse caratteristiche. Immaginare di continuare con gli stessi meccanismi è quindi ingenuo. Solamente con una maggiore flessibilità le funzioni di Bruxelles resteranno intatte o rafforzate. Oltre al blocco operativo, il rischio concreto è il disfacimento dell’Unione. Solo ragionando prima e ponderando le scelte sarà possibile evitare gli errori fatali. Ma non è automatico. Sono troppe le variabili extra-politiche e i fattori nazionali. Fonte: https://strumentipolitici.it/in-finlandia-si-chiedono-che-senso-abbia-ampliare-la-ue-se-prima-lucraina-non-risolve-i-problemi-di-corruzione-e-di-liberta-di-opinione/