Emozionare ed emozionarsi è senza dubbio fondamentale e prioritario per ogni artista e creativo ieri così come oggi e fornisce quel quid indispensabile e immancabile di incipit e di input, che incita e sprona a continuare e proseguire nel cammino di ricerca e di sperimentazione, per offrire a se stessi e al proprio pubblico di spettatori-estimatori delle nuove possibilità e opportunità di interazione relazionale e per trovare quel proprio necessario e imprescindibile nucleo nevralgico motivazionale. Ecco, perché nel percorso di tutti gli artisti approfondire l’argomento in merito al comparto emozionale ed emotivo è certamente coinvolgente e gratificante come autoanalisi di scandaglio interiore e introspettivo e come filtro intimo, anche a livello inconscio. Ho voluto pertanto disquisire a riguardo con il pittore Daniel Mannini in forma di breve ma parimenti incisiva intervista dedicata, attraverso tre domande apposite pensate ad hoc in maniera specifica e a largo respiro di vedute.
D: Se dovessi dare una tua definizione generale al concetto di emozione e di sfera emozionale usando una frase/citazione simbolica famosa quale sceglieresti e perché?
R: “Innanzi tutto, l’emozione! Soltanto dopo la comprensione!” di Paul Gaugain. Questa frase racchiude in modo perfetto il concetto che porto avanti nella mia produzione artistica. L’interesse sta nel dare un qualsiasi input per attirare l’attenzione e creare un proprio sentimento, poi la comprensione consiste semplicemente nell’avere una propria idea, senza alcun interesse nel modificarla, perché ognuno di noi è libero di vedere ciò che vuole. La prima parte è molto importante, perché accogliere bene lo spettatore è un primo passo per avere la sua fiducia. Conviviamo ogni giorno e in qualsiasi momento con la sfera emozionale, quindi anche nella realizzazione di un dipinto essa assume la sua importanza, in quanto ciò che vivi in un determinato giorno è riportato nel dipinto realizzato. Questa è la sensazione unica e mistica che trovo, ovvero lasciare testimonianza sia dei giorni buoni sia di quelli un po’ meno buoni all’interno di un contesto pittorico, anche senza darne la percezione.
D: In che termini il fattore emozionale ed emotivo influisce sul tuo slancio di ispirazione creativa e in che termini viene bilanciato ed equilibrato dalla cosiddetta ratio ovvero dalla sfera razionale?
R: Quello che viene riportato all’interno dei miei dipinti non può essere una singola emozione, perché ogni volta che entro in contatto con la tela, quello che mi accompagna prima dell’atto è sempre diverso, anche se la voglia è la stessa. Il tutto viene concentrato e diluito all’interno del dipinto. Come ho sempre detto, la mia pittura è un istinto ragionato, cercando di rendere equilibrata l’esecuzione pittorica ma lasciando la libertà del gesto. Ogni volta che sono in un processo creativo le sensazioni sono molteplici, ma quando si arriva al dunque di ciò che si vuole e sul come realizzarlo, tutto diventa una voragine nella totale abnegazione di questa passione, cercando di raggiungere il miglior risultato possibile. Non bisogna avere nessun tipo di ripensamento ma progredire cercando di alzare l’asticella. L’ispirazione è una cosa che si protrae nel tempo e l’idea giusta non arriva subito, ma ha tutto un suo corso dovuto anche ad influenze esterne. Assimilo tutto quello che vedo e mi applico grazie ad una spinta interiore.
D: Quale tipo di emozioni vuoi suscitare e alimentare nella fruizione visiva e percettiva della tua produzione pittorica da parte dell’osservatore-spettatore?
R: Partendo dal presupposto che non ho nessun tipo di presunzione nello scatenare un particolare tipo di emozione, penso che il mio interesse sia quello di far sì che ogni fruitore riesca a trovare un qualcosa in quello che vede e che ci sia in qualche modo una connessione tra il dipinto e la persona. In una prima fase la rappresentazione astratta era un mezzo con cui collegare le mie emozioni e condividerle, anche per dire che ognuno di noi, in fasi e tempi diversi della vita, condividiamo gli stessi stati d’animo. Questo periodo figurativo (anche se personalmente non mi piace etichettare), riguarda più un’illustrazione del mio punto di vista rispetto a tutto ciò che ci circonda, utilizzando la tecnica dello stencil e del pennello. L’astrazione rimane da contorno e resta habitat per il soggetto realizzato, ma non perde la sua importante funzione all’interno del dipinto. Quello che voglio trasmettere alle persone è un sentimento di accoglienza per dare l’opportunità, a chi dimostra interesse, di poter essere inglobati all’interno del mio mondo artistico.
La produzione pittorica di Daniel Mannini è visionabile sul suo sito web personale www.danielmanniniart.it facilmente consultabile e molto ben impostato come piattaforma virtuale.