Ne parliamo con la dottoressa Zucchetta, Psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita
L’infertilità, in Italia, riguarda il 15% delle coppie. In circa metà dei casi, il problema è sia maschile che femminile, mentre in circa il 20% dei casi è esclusivamente maschile.
Non poter realizzare il progetto di genitorialità, secondo i modi e i tempi desiderati, ha un forte impatto sulla coppia:
- subentrano inevitabili risvolti psicologici, individuali e sociali;
- si intraprendono percorsi medicalizzati, senza che nulla e nessuno garantisca il risultato sperato;
- i livelli di stress e di ansia, il senso di incertezza, di perdita di controllo e di visibilità sul proprio futuro sono molto elevati. Tanto che, in alcune ricerche, il vissuto di infertilità viene paragonato a quello generato in ambito oncologico[1].
“Nell’uomo, in particolare, si attivano pensieri e preoccupazioni legati alla necessità di approfondire e indagare il proprio stato di salute riproduttiva, spesso per la prima volta nella vita. La tipologia di esami e visite e lo scoprire che la propria fertilità non è perfetta, senza averne avuto prima avvisaglie o sintomi, richiede un tempo di elaborazione: per alcuni uomini è ancora da superare la falsa credenza che vi sia un parallelismo fra fertilità, virilità, sessualità, per altri può subentrare un senso di colpa nei confronti della propria partner che manifesta un forte desiderio di maternità e che dovrà affrontare un percorso di PMA (procreazione medicalmente assistita) sul proprio corpo.” spiega la dottoressa Zucchetta, Psicologa-psicoterapeuta esperta in tematiche di infertilità di coppia e Procreazione Medicalmente Assistita di Biogenesi, centro di medicina della riproduzione convenzionato con il SSN presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza, del Gruppo San Donato.
“Un altro ambito di possibile sofferenza riguarda la sessualità, dal momento che spesso la ricerca di un figlio diventa mirata, trasformando l’intimità in una performance su richiesta, che può generare ansia da prestazione, disturbi psicosessuali, ma anche non poca delusione nel sentirsi cercato e desiderato a metà.” continua la dottoressa Zucchetta.
Infine, l’uomo deve imparare a rapportarsi con la sofferenza della propria partner: Comprendere come sollevarla moralmente, senza apparire superficiale e disinteressato, e come gratificarla, pur sapendo che ogni genere di proposta non sostituirà mai il forte desiderio di un figlio. L’uomo deve gestire la propria frustrazione, dovuta al non poter garantire alla propria partner una rassicurazione certa sul lieto fine, e spesso soffre “in silenzio”, per non gravare sulla qualità di vita della coppia. Il suo ruolo, determinante durante i percorsi di PMA sebbene poco chiaro, dal momento che non è paragonabile con l’impegno fisico della partner, può esprimersi attraverso:
- un vero e concreto interesse per tutto il percorso;
- un buon livello di informazione;
- un atteggiamento responsabile nel seguire tutti i vari passaggi che deve svolgere la partner, con puntualità;
- un atteggiamento propositivo nel tempo libero, in modo da creare occasioni di distrazione e di serenità per entrambi.
“A mio parere è di fondamentale importanza che la coppia abbia un supporto e un confronto qualificato, che permetta di avere delle chiavi di lettura su quanto sta accadendo emotivamente, delle rassicurazioni di normalità rispetto alle loro reazioni e infine delle possibili strategie di gestione di situazioni più complesse. Un supporto professionale li aiuterà senz’altro ad affrontare questo difficile momento di coppia, uniti e con maggiore consapevolezza”. Conclude la dottoressa Zucchetta.
[1] Domar AD., Zuttermeister PC., Friedman R. The psychological impact of infertility: a comparison with patients with other medical condition. J Psychosom Obstet Gynaecol. 1993;14(suppl):45–52. [PubMed] [Google Scholar]