Come si aspettavano gli analisti di mercato, la banca centrale della Turchia ha deciso di alzare nuovamente i tassi di interesse nel meeting di fine novembre. Quello che però ha stupito gli esperti è l’entità di questa nuova stretta, che è stata di 500 punti base mentre loro si aspettavano 250 punti base.
La mossa della banca centrale
La decisione della Banca Centrale turca finisce per spingere il costo del denaro al 40%, ossia il livello più alto dal 2003. Si tratta del sesto aumento consecutivo dei tassi di interesse, fatto con l’obiettivo di stabilizzare l’inflazione e cercare di ridurla.
La CBRT, che da giugno ha alzato il tasso di un totale di 3.150 punti base, ha avvertito che il ritmo delle strette monetarie adesso rallenterà e verrà completato entro un breve periodo di tempo.
L’inflazione prevista in crescita
Nonostante il miglioramento recente dell’inflazione, la banca sottolinea che esistono ancora dei segnali di pressione legati a fattori quali la domanda interna e i rischi geopolitici. Nel mese di ottobre, l’inflazione si è attestata ad un tasso annuo del 61,36%, e si prevede che aumenterà nel prossimo anno. I policy makers turchi prevedono che raggiunga il picco del 75% nel maggio 2024.
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La reazione del mercato
Dopo la riunione dell’istituto centrale, la lira turca è leggermente salita al di sotto di 28,8 per USD (è negoziabile anche sui broker senza spread). La lira si è svalutata di oltre il 50% rispetto al dollaro dall’inizio del 2023.
Nell’ultimo trimestre la valuta del paese a costantemente aggiornato i nuovi minimi storici rispetto al dollaro USD, e la Banca Centrale ha cercato in tutti i modi di procedere ad una svalutazione controllata. I requisiti di riserva per la lira sono stati inaspriti per assorbire la liquidità nel mercato interbancario, innalzando i tassi locali e avvicinandoli maggiormente al costo del prestito in lira all’estero.