In chiusura ormai del 2023, ho pensato di dedicare un’intervista sui generis all’artista Daniel Mannini, che faccia da filo conduttore tra la sua pittura e delle speciali simbologie metaforiche racchiuse dentro dei concetti significativi, che appartengono al mondo naturale, tanto caro a lui amante dell’ambiente e sempre rispettoso, nonché estimatore della natura e della sua bellezza suggestiva ed evocativa. Ho dunque estrapolato tre domande inedite e inusuali, ma altrettanto penetranti e permeanti, attraverso cui Daniel può esprimere dei paragoni originali e sorprendenti, con quello spirito di condivisione e quella volontà di comunione sinergica, che lo contraddistingue nel suo fare artistico.
D: Se dovessi paragonare simbolicamente e metaforicamente la tua arte pittorica a un fiore quale sarebbe e perché?
R: Un fiore che paragono alla mia espressione artistica è il Fior di Loto, perché nella cultura giapponese rappresenta la purezza dell’anima, nonostante le radici immerse nel fango, un simbolo di rinascita in un mondo contaminato dall’impurità. Questo è ciò che rappresenta la mia arte, senza nessun tipo di imitazione o contaminazione esterna, ma frutto soltanto di quello che voglio essere e di quello che voglio mostrare al pubblico. La pittura, nel mio caso, è il fiore che sboccia e rimane a galla nonostante tutti gli impegni che sono oltre il contesto artistico, ma da cui mi rifugio per non essere sopraffatto dalla realtà. Soltanto la passione, vera e pura, può portare lontano un soggetto che crede in quello che realizza e a cui ambisce, che non è mai negativa se la prima persona per cui fai de bene è te stesso.
D: Se dovessi paragonare simbolicamente e metaforicamente la tua arte pittorica a un fiume quale sarebbe e perché?
R: Il fiume a cui potrebbe paragonarsi la mia arte è senza dubbio l’Arno, perché attraversa luoghi della terra a cui sono legato, ma soprattutto è ricco di storia dell’arte grazie al suo passaggio per la città di Firenze, luogo da cui è partito ogni mio desiderio di far parte di questo mondo. Questa figura metaforica rappresenta al meglio i diversi stati d’animo che affronto durante la produzione artistica, dove ci sono giorni in cui l’ispirazione può essere massima ma anche minima, come la piena e la secca del fiume stesso. Non esistono giorni uguali e anche gli stimoli cambiano a seconda del periodo. Quello che rimane è il flusso di fare arte con il quale, nel bene e nel male, convivo ogni momento della mia esistenza. Non c’è altro pensiero se non quello nel voler realizzare il prossimo dipinto.
D: Se dovessi paragonare simbolicamente e metaforicamente la tua arte pittorica a una montagna quale sarebbe e perché?
R: Come mi è già capitato di poter dire, il Monte Cimone rimane la montagna che rappresenta al meglio il mio processo artistico, perché è l’inizio da cui è partito, anzi ripartito, il tutto dopo un periodo in cui lo stimolo è venuto a mancare. È stata la prima cima a cui sono arrivato e questa esperienza è stata il motore nel voler riprendere un percorso che avevo interrotto. La scoperta delle proprie forze e dei limiti che successivamente superi durante l’escursione per raggiungere la vetta, è stata importante perché la stessa determinazione è stata ritrovata quando ho ripreso in mano pennello e tela. Però se vogliamo fare un altro paragone, in base anche all’evoluzione del mio stile, un’altra montagna simbolica è la Marmolada. Come lei ha subito una mutazione con lo staccamento del ghiacciaio e assumendo una nuova estetica, anche il mio stile ha fatto lo stesso. Credo che questo processo sia stato fisiologico e sia arrivato in un momento in cui avevo bisogno di intraprendere un altro percorso, senza abbandonare il passato, ma contestualizzandolo in questa nuova fase espressiva.
Il percorso pittorico di Daniel Mannini è visionabile all’interno del suo sito web personale www.danielmanniniart.it.