Washington e Kiev: contrasti sulla strategia e sui mezzi

Lo Washington Post ha pubblicato a inizio dicembre una lunga analisi del fallimento della controffensiva ucraina. Lo ha fatto andando a intervistare diversi alti ufficiali degli USA e dei Paesi alleati di Kiev (alcuni hanno voluto restare anonimi). Lo scopo era capire cosa fosse andato storto fin dall’inizio.

Aspettative illusorie

Il fatto che persino nei media mainstream più importanti si inizi a vedere la guerra da un’altra prospettiva dà da pensare. Evidenzia come tutto sia stato un grosso equivoco che ha portato a un grosso fallimento. Fa poi capire quanto la stampa atlantista stia mettendo le mani avanti. In America, senza troppi giri di parole, puntano il dito sull’incapacità di Kiev di ottenere risultati positivi negli scontri, pur avendole fornito in abbondanza mezzi militari ed economici. Va ad aggiungersi anche una certa divergenza in fatto di strategie militari. Secondo il Pentagono infatti pare che con la controffensiva di metà aprile, l’esercito ucraino avrebbe potuto tranquillamente raggiungere il mar d’Azov in una novantina di giorni. Tuttavia gli ucraini, non sicuri dei loro mezzi, hanno tergiversato e tutto è finito in un nulla di fatto. Comunque, l’intelligence americana già dava probabile al 50 percento.

Annunci di vittoria fatti troppo presto

E pensare che un anno fa Zelensky durante la sua visita alla Casa Bianca, millantava una vittoria assoluta sulla Russia. A rincarare la dose ci sono le dichiarazioni di un alto ufficiale dell’esercito ucraino, che, a seguito degli war games svoltisi a inizio 2023 a Wiesbaden in Germania, dove le truppe ucraine si sono addestrate insieme ai berretti verdi USA, ha affermato che esercitazioni simili sarebbero da prendere e buttare via. Secondo lui, in un contesto storico come quello attuale dove le tecnologie militari degli eserciti si equivalgono, a fare la differenza sono gli aerei da combattimento. Il premier Denys Shmyhal, durante il suo viaggio in Canada e USA la scorsa primavera, aveva poi richiesto gli F-15 e gli F-16, e annche l’ammissione dell’Ucraina nell’Alleanza Atlantica.  I vertici alleati però  non erano convinti di fornire velivoli da miliardi di dollari a un Paese sprovvisto di piloti preparati. Fonte: https://strumentipolitici.it/i-retroscena-del-clamoroso-scaricabarile-fra-comandi-ucraini-e-vertici-nato/