Gli italiani richiedono a gran voce una soluzione contro la piaga della disinformazione online: questo è quanto emerge dai dati presentati da Gianni Prandi, Fondatore di Vidierre, tratti dal recente report che la società ha realizzato sul tema delle fake news.
Gianni Prandi, la disinformazione sui social: dati e numeri di Vidierre
Com’è che gli italiani percepiscono la disinformazione su internet? Gianni Prandi, membro del CdA e Fondatore di Vidierre, ha risposto a questo interrogativo rivelando i dati pubblicati dalla società sul tema delle fake news. Secondo quanto emerge dallo studio, la stragrande maggioranza dei cittadini vive il fenomeno con crescente preoccupazione. Già nel 2021, il 78,4% degli italiani sosteneva la necessità di aumentare il controllo sui mezzi di informazione: oggi, la quota degli allarmati ha raggiunto l’84,8%. Gli scettici, invece, sono scesi dal 12,1% all’8,6%, e cala allo stesso modo il numero degli indecisi. Ben il 78% dei cittadini vede in modo estremamente negativo il fatto che le fake news sul web continuino a circolare anche dopo la smentita.
Gianni Prandi: “Italiani favorevoli alle misure di fact-checking”
Lo studio illustrato da Gianni Prandi ha rivelato inoltre come gli italiani siano perlopiù scettici sulla capacità dei loro concittadini di riconoscere una fake news su internet: il 48% del campione ha infatti scarsa fiducia nel fatto che i singoli individui siano in grado di riconoscere la disinformazione come tale, mentre il 39% appare più ottimista. Quasi unanime, invece, è l’approvazione verso le misure di fact-checking messe in atto dai media (61%), a dimostrazione del fatto che l’esigenza di un controllo dei canali di informazione è sempre più sentita. Concludendo la presentazione dei dati, Gianni Prandi ha commentato: “Dai dati emerge come l’opinione pubblica sia preoccupata per la divulgazione delle fake news e per il loro persistere sulla Rete. La mancanza di tempo, voglia o strumenti per verificare l’attendibilità di una notizia permette alle fake news di diffondersi e perdurare sulla Rete anche dopo la loro smentita. Positivo il giudizio sulle misure di fact-checking utilizzate dai grandi media”.