I gioielli della devozione, è il titolo della mostra, che sarà aperta fino al 14 maggio 2024, al Museo del Tesoro di San Gennaro.
L’esposizione propone un confronto fra tre simboli della devozione di Napoli, mettendo per la prima volta in dialogo il Collare di San Vincenzo Ferrer , storico protettore del rione Sanità, conservato nel Museo Diocesano di Napoli e di proprietà del Fondo edifici di culto, con il collare solenne di San Gennaro, dal, valore inestimabile, che conserva le offerte di sovrani e regnanti, e il Collare Spera, straordinaria testimonianza della devozione di una famiglia napoletana per il Santo Patrono. Un intreccio tra fede, arte e storia, dove i collari dialogano quasi tra loro, con la loro storia e il loro vissuto. Testimonianze preziosissime del passato della città di Napoli e per la devozione verso i due santi Gennaro e Vincenzo, veneratissimi da tempo immemore.
Le ricerche condotte nell’archivio della Cappella del Tesoro, hanno permesso di ritrovare molti documenti inediti sugli aspetti devozionali, storici, artistici dei due collari del Santo Patrono, creati per adornare il suo busto reliquiario. La storia del collare “Solenne” conosciuto come uno dei gioielli più preziosi d’Europa, con migliaia di pietre preziose fra smeraldi, rubini, zaffiro e diamanti, donati da re e regine o acquistati dalla Deputazione del Tesoro di San Gennaro ebbe origine nel 1679. Il collare che veniva posto sul busto del Santo nelle occasioni solenni, venne commissionato dalla Deputazione all’orario Michele Dato quella che è oggi la fascia superiore del gioiello. Nel XIX secolo questo fu trasformato nel grandioso pettorale che oggi ammiriamo, attraverso un percorso molto articolato, che grazie al ritrovamento di un documento del 7 settembre 1825, aiuta comunque ad aggiungere tasselli importanti per la cronologia dell’assemblaggio dei mobili.
Il Collare Spera, è invece la testimonianza della devozione di una famiglia napoletana. Donato da Giovan Francesco Spera e da sua moglie Anna Lucrezia nel 1706, è un esempio di reimpiego di gioielli per uso profano ad uso religioso. Quasi dimenticato per secoli e offuscato dal bagliore e dall’importanza del collare Solenne, il cosiddetto collare “feriale” è frutto dell’assemblaggio di perle e di gioielli più modesti, forma un disegno elegante e rappresenta una rarità nella storia dell’oreficeria napoletana. In occasione della mostra è stato anche possibile studiare il retro dell’opera, in argento, dove sono incisi la data del montaggio, il nome e lo stemma della famiglia Spera. Diversa ma più semplice e povera, ma non meno interessante e importante, è la storia del collare di San Vincenzo Ferrer della Basilica di Santa Maria della Sanità, conosciuta come la chiesa di San Vincenzo “o Munacone”, dove è vivissimo il culto del predicatore domenicano, che secondo la tradizione fermò l’epidemia di colera del 1836-37. Il collare e il grembiule, della statua lignea del Santo, sono frutto dell’assemblaggio su un supporto in tessuto di gioielli donati al Santo in epoche diverse. Si trovano mobili di valore contenuto e semplice, di provenienza popolare o piccolo borghese, assemblati elegantemente in un insieme ricchissimo. È il popolo che si priva dei suoi gioielli per donarli a San Vincenzo, e che ancora oggi dona. Per la prima volta insieme i Tre Collari in mostra, permetteranno di immergersi in questa storia che nasce nel passato, e che prosegue e vive ancora oggi nella città di Napoli.
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