Franco Scardova ci svela la natura dei suoi scatti in scia con il Festival della Fotografia Europea

Inaugurato con ottimi riscontri di consenso, il Festival della Fotografia Europea a Reggio Emilia viene considerato come manifestazione cardine e pilastro per tutta quanta la generazione di artisti fotografi, che si cimentano nello scatto d’autore. È dunque molto avvalorante restare nella scia trainante di questa prestigiosa iniziativa istituzionale, proprio come ha fatto Franco Scardova, fotografo di consolidata e radicata esperienza e talentuoso sperimentatore e ricercatore, sempre prodigo e solerte nel portare avanti un percorso di lunga data, che si rinnova e si trasforma per stare al passo con i tempi e trova nuovi sbocchi e nuove opportunità espressive. Protagonista di un progetto con la curatela della dottoressa Elena Gollini, ha voluto rendere omaggio al tema portante del festival reggiano, quello della “Natura che si nasconde” e ha designato una selezione di fotografie speciali per essere inserite al suo interno come corollario testimonianza visibile e tangibile della sua fervida passione per la natura e tutto ciò che discende e deriva da essa, per il mondo vegetale e animale e per il paesaggismo tipicamente fluviale del grande Po e delle sue rive circostanti così suggestive e caratteristiche, da immortalare come monumentali e maestose prospettive e vedute di visionaria bellezza. La dottoressa Gollini a tal riguardo ha commentato: “Questo progetto rende omaggio al Festival di Reggio Emilia e si pone in intenzionale coesione di collante con la tematica scelta per l’edizione 2024, più che mai attuale e sentita a livello sociale e collettivo. Da uomo-artista amante della natura e di tutte le sue manifestazioni eterogenee, Franco ha voluto offrire la propria arte fotografica in simbolico supporto per contribuire a dare voce a tutta quella nevralgica concettualità pregnante insita nella tematica protagonista della fotografia europea e insieme abbiamo costruito e dato vita a un progetto davvero molto articolato e sfaccettato, di immediato impatto formale e contenutistico. Abbiamo voluto lasciare ampio spazio alla fantasia interpretativa dello spettatore-fruitore e al contempo abbiamo voluto tracciare delle linee guida di canalizzazione per far emergere gli elementi fondanti alla base e per agevolare una lettura percettiva subito funzionale. Chi si appresta a visionare il progetto entra subito in perfetta armonia con il pensiero riflessivo a monte e individua spunti di rimando e di richiamo, che costituiscono poi un punto e uno step di partenza per attivare e avviare una corresponsione di reciprocità e per definire una propria individuale modalità recettiva, che tocca a livello sensoriale una molteplicità di stimolazioni rendendosi davvero permeante e coinvolgente. Da qui parte poi una diramazione ramificata e stratificata di passaggi graduali e progressivi, che auspichiamo sfocino in una formula arricchente e costruttiva di interazione partecipe e compartecipe, in nome di un’arte per il sociale che Franco da sempre persegue come convinto artefice e fautore e come altrettanto convinto e motivato portavoce e divulgatore“.

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