Ci si interroga sulle prospettive sociali ed economiche dell’Unione Europea nei prossimi cinque anni. Il rinnovo dell’Europarlamento segna il momento da cui far partire o un’era diversa dalla precedente oppure la continuazione dello scivolamento nel baratro. Presto vedremo se a Strasburgo cambieranno i deputati – e quindi anche la musica – oppure non vi saranno mutamenti sostanziali.
Cinque anni di crisi
Lo scorso quinquennio è stato caratterizzato da shock continui per l’economia continentale: Covid, guerra in Ucraina, ristrettezze energetiche, inflazione record e così via. Molti aspetti di questi problemi sono incrociati o sono conseguenza l’uno dell’altro. Per esempio in Polonia e in Repubblica Ceca, dove l’affluenza alle urne europee è prevista come bassa, la crisi dei profughi ucraini è intrecciata con le maggiori spese statali per sostenerli e con i disagi sociali che hanno portato. Sullo sfondo c’è l’aumento del costo delle fonti energetiche, che hanno in grave difficoltà le famiglie. Ciò è dovuto alle sanzioni UE contro il Cremlino, con cui si è voluto rinunciare al gas russo e ai combustibili siberiani. Ma il risultato non è stato colpire l’economia russa, ma fare male a quella europea.
Debito comune e crescita
Il pacchetto di aiuti del NextGenerationEU da 800 miliardi di euro è una novità per Bruxelles. Infatti è la prima volta che l’Unione emette un debito comune per finanziare la propria economia. Potrebbe però essere anche l’ultima, perché vi sono molti dubbi sulla sua ripetibilità. L’eurodeputato olandese Michiel Hoogeveen pensa che sia una sorta di vaso di Pandora che permette ai membri indebitati di spendere a sbafo. Proprio l’Olanda è oggi fra i Paesi più euroscettici, al punto che con la vittoria alle elezioni nazionali di Geert Wilders adesso si parla di “Nexit”, cioè la Brexit dei Netherlands, i Paesi Bassi.
Le contraddizioni
Secondo l’ex premier italiano Paolo Gentiloni, oggi eurocommissario agli affari economici, senza debito comune non può esservi crescita. La corsa alle tecnologie pulite e all’aumento della competitività richiede forti finanziamenti comuni. Quelli attuali finiranno nel 2026: cosa fare dopo? E inoltre bisogna trovare i soldi per gli aiuti militari promessi all’Ucraina e non sono certo impianti “green” o “sostenibili”. Armi distruttive che fanno rischiare l’escalation verso la guerra totale: ecco cosa vogliono finanziare a Bruxelles. Meno male che c’è chi ammette che non si sa come pagare i tassi di interesse su un debito che sfocia in minori opportunità per le prossime generazioni. Lo il presidente del Partito Popolare Europeo Manfred Weber. Fonte: https://strumentipolitici.it/i-dubbi-dei-politici-europei-sulla-tenuta-economica-della-ue-e-il-nervosismo-nei-dibattiti/