Il programma dei produttori di petrolio prevedeva un allentamento dei tagli alla produzione a partire da ottobre. L’attuale tendenza del prezzo del petrolio però probabilmente li indurrà a cambiare rotta, ritardando gli incrementi della produzione.
Come va il prezzo del petrolio
Nei giorni scorsi il prezzo del petrolio è crollato a livello più basso degli ultimi nove mesi, con il Brent che è sceso sotto i 74 dollari mentre il WTI si è affacciato anche sotto la soglia dei 70 dollari per barile (dopo aver disegnato una candela hammer trading settimanale).
I motivi del calo
La discesa dei due benchmark del mercato petrolifero si lega soprattutto alle preoccupazioni crescenti dal lato della domanda. L’economia cinese, il maggiore importatore di greggio al mondo, continua a fornire segnali di scarsa crescita. Al tempo stesso sono riaffiorati i timori riguardanti l’andamento dell’economia statunitense ed Europea. Tutto questo fa pensare che la richiesta di greggio in futuro potrebbe essere inferiore rispetto a quella che si immaginava qualche tempo fa.
A questo scenario si deve poi aggiungere il riavvio della produzione Libica, dopo le recenti crisi politiche interne. Questo mix di fattori ha spinto al ribasso e prezzo del petrolio, che addirittura la scorsa settimana in una sola giornata ha perso quasi il 5%.
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Le mosse dell’OPEC+
Di fronte a questo scenario, hanno cominciato a circolare rumors riguardo alle intenzioni dell’OPEC+ di rivedere il programma originario, che prevedeva l’aggiunta di 180.000 barili al giorno a partire dal mese di ottobre. Una fonte interna al gruppo ha ammesso che ci sono proposte per ritardare l’incremento, che a questo punto diventa sempre più probabile.
Del resto la maggior parte dei produttori ha bisogno che il prezzo del petrolio resti al di sopra gli 80 dollari al barile per mantenere il proprio bilancio in attivo. La domanda che si pongono gli analisti di mercato è fin dove si spingerà il gruppo per calibrare l’offerta di mercato senza esercitare una pressione significativa sui prezzi.