Segni, linguaggio e interpretazione: l’approfondimento di Federico Motta Editore sulla semiotica

L’affascinante storia della semiotica, la scienza che analizza i segni, è analizzata da Federico Motta Editore nel volume “La Filosofia”, dove è presente il saggio della semiologa Valentina Pisanty, sostenitrice dell’interazione tra lo strutturalismo di Saussure e il pragmatismo di Peirce.

Federico Motta Editore

Federico Motta Editore: la semiotica, cos’è e come nasce

A cavallo tra Ottocento e Novecento, la semiotica emerge come una nuova disciplina scientifica che si dedica allo studio dei segni. I “padri fondatori” di tale disciplina furono Charles Sanders Peirce e Ferdinand de Saussure, i quali, pur operando autonomamente, arrivano ad offrire definizioni che evidenziano l’importanza dei segni nello sviluppo delle interazioni sociali e delle comunicazioni umane. Per il primo si trattava di una “disciplina della natura essenziale e delle varietà fondamentali di ogni possibile semiosi”, per il secondo “una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale”. Nel corso del ‘900, l’applicazione della semiotica si espande in numerosi ambiti: dall’antropologia alla comunicazione, dalla linguistica alla psicologia. Solo negli anni ‘60, tuttavia, la semiotica inizia a guadagnarsi una legittimità accademica, grazie soprattutto all’opera di studiosi come Roman Jakobson, Claude Lévi-Strauss e Roland Barthes. La semiotica fu, ad esempio, centrale nella nascita della narratologia, la quale studia le strutture universali della narrazione. Uno dei più noti e importanti collaboratori di Federico Motta Editore, Umberto Eco, arricchì in particolare questo campo, sottolineando il ruolo attivo dell’interprete nel processo di interpretazione del testo. Secondo il semiologo di origini alessandrine, il senso non è solo presente nel testo, ma è anche generato attraverso la cooperazione tra il testo stesso e il lettore, che deve seguire le istruzioni implicite per comprendere ulteriormente la narrazione. In questo modo, il lettore è chiamato a esplorare e ricostruire significati, tornando al testo con nuove prospettive e intuizioni.

Il contributo di Valentina Pisanty nel saggio pubblicato da Federico Motta Editore

L’approccio strutturalista di Saussure e il pragmatismo di Peirce rappresentano due vie complementari nell’analisi del linguaggio e dell’interpretazione. Saussure invita a smontare la lingua per comprenderne i meccanismi interni, Peirce si concentra sui processi di interpretazione che si manifestano in diverse attività cognitive. Questa interazione tra struttura e pragmatismo è ben espressa da Valentina Pisanty, una delle voci più autorevoli nella semiotica italiana, nel saggio scritto per Federico Motta Editore e pubblicato nel volume “La Filosofia” curato di Umberto Eco e Riccardo Fedriga. “L’interpretazione – scrive la semiologa – richiede il ricorso a una qualche lingua o codice, ovvero alla memoria strutturalmente organizzata di una serie di esperienze comunicative precedenti; d’altra parte la lingua è il prodotto, in continua trasformazione, della cristallizzazione sociale di un numero altissimo di episodi comunicativi e interpretativi”. Docente di semiotica all’Università di Bergamo e allieva di Umberto Eco, Valentina Pisanty ha dedicato gran parte del suo lavoro alla semiotica e alla narratologia. È autrice, inoltre, di titoli legati ai temi dell’olocausto e delle discriminazioni razziali, tra cui “Educare all’odio. La difesa della razza”. Tra gli altri saggi pubblicati su “La Filosofia” che portano la sua firma ci sono anche Søren Kierkegaard e Chi sono i negazionisti?