Dalyrium Bay
Presentano l’album
Dalyrium Bay
dalla musica tradizionale ed etnica arrivando fino a sonorità metal e punk.. il risultato? Un folk rock energico
ASCOLTA IL DISCO IN STREAMING
https://on.soundcloud.com/2TFisuWke98yFf4H6
L’INTERVISTA
Un disco così, che sembra suonato di getto, in modo quasi “improvvisato” (a tratti) e con questa potenza
sonora, ha sicuramente il pregio di aver catturato tutta questa energia straripante… che ne dici?
Si, sentiamo davvero di aver catturato l’energia che volevamo metterci. Ringraziamo gli amici del Black Deer
Studio che ci hanno supportati e specialmente sopportati anche più del dovuto! In fase di registrazione
abbiamo fatto una grande ricerca di quel sound aggressivo e potente che volevamo dare e che, per qualche
motivo, non eravamo mai riusciti a creare precedentemente. Siamo felici che sia stata percepita la voglia di
portare il nostro suono verso una resa energica e di forte impatto senza però mettere da parte la precisione
dello studio.
C’è molta rabbia che però diventa creatività alla velocità della luce… sei d’accordo?
Una delle cose che adoriamo è che spesso veniamo descritti come rabbiosi, energici… dovreste vederci in
sala prove, o in fase di composizione! Siamo tranquillissimi e sta cosa ci fa sorridere. Poi prendiamo in mano
gli strumenti e scarichiamo lì la nostra energia o forse la rabbia repressa, chissà! Associamo alla nostra
musica un po’ la difficoltà ad essere “uomini del 2024” e un po’ la voglia di divertirci e fare qualcosa che
piaccia prima di tutto a noi. Però ti direi che il processo creativo è contrario: prima mettiamo giù la musica in
quanto tale, che ci piace perché bella, poi la limiamo perché possa essere la casa perfetta per incanalare la
rabbia.
Quanto sono importanti i testi in un disco con uno spessore sonoro devastante e originale?
Molto, perché vanno a braccetto con l’energia dello strumentale e la completano, dando forma a concetti
che magari si riescono solo a percepire se suonati, ma prendono vita se messi in parola. Poi noi siamo
particolarmente allegorici e ci piace rimanere meno specifici e più a “sensazione”, che può essere un punto
di forza come no. Per fare un esempio, in “E se domani chissà” diciamo un po’ tutto e un po’ niente, se
qualcuno chiedesse di cosa parla la canzone risponderemmo “del futuro e di quello che ci fa paura”. Che sia
una guerra nucleare o il cambiamento climatico o chissà che altro, non viene specificato, ma cerchiamo di
far trasparire una angoscia di fondo su tutta quella rosa di possibilità nefaste che turba i nostri pensieri.
Qual è il brano di questo disco di cui andate più orgogliosi?
Forbici. Era partito come un riff in tempo dispari che non ci convinceva per nulla; dopo averlo modificato
per star dentro a un quattro quarti ci siamo detti “ma questa roba funziona” e da lì è nata Forbici, che tocca
uno dei tanti temi del nostro tempo: la dipendenza. A differenza di altri brani del disco, siamo stati
relativamente poco a comporlo e lo troviamo efficace su più punti di vista. Poi la canzone è diventata subito
una preferita dai fan e ci viene chiesta sempre a gran voce durante i concerti, tra l’altro da suonare è
davvero una bomba, riesce a trasmettere un’energia unica!
E quello che con il senno del poi ora dite “qui avremmo potuto fare meglio”?
Definitivamente Logora. È stato un esercizio di creatività compositiva che va a toccare sonorità quasi
progressive ma, proprio per questo, è carente sulla parte vocale. Nel disco abbiamo cercato un equilibrio tra
la parte strumentale che tanto ci contraddistingue e il giusto inserimento di strofe e ritornelli belli e
cantabili; in Logora la bilancia pende troppo verso lo strumentale, è più una nostra soddisfazione averla
scritta ma capisco possa essere più complessa da ascoltare rispetto alle altre!
In generale tutto il disco è un assalto frontale bellissimo, con adrenalina che scorre tra punk, rock, jazz e si
percepisce in particolar modo nel bridge di senza dirmi dove e nelle parti strumentali della bellissima logora
si nota la potenzialità live della band… spero che abbiate modo di suonare il più possibile… ve lo meritate
L ALBUM
L’album Dalyrium Bay, è il risultato della ricerca musicale e tematica che meglio esprime lo stile dell’omonima band. Una ricerca che parte dalla musica tradizionale ed etnica e arriva fino a sonorità metal e punk, dando luce ad un folk rock energico con un sottofondo grottesco e di denuncia al quale non siamo riusciti a resistere. I brani sono caratterizzati dalla squillante tromba che emerge dalle sonorità distorte e pulsanti della strumentale, che, pur rimanendo sempre energica, presenta vari cambi di dinamica e tempo, capaci di trasportare l ‘ascoltatore anche in un immaginario più mistico e riflessivo.
Musica e testi di Dalyrium Bay
Registrato presso Alter studio
Artwork di Julian Camilo Galindo
BIOGRAFIA
I Dalyrium Bay sono un gruppo Alternative Rock che si è formato a Udine nel 2020.
La band nacque dall’idea di Giacomo Biasutti e Giovanni Sabot (attuali batterista e chitarrista) che già da un po’ si trovavano in soffitta per comporre brani originali come duo di chitarre, finchè il repertorio non prese una piega più movimentata, necessitando di una
formazione più “rock”.
Dopo un anno di ricerca e sperimentazione musicale, la band ha definito la propria direzione artistica e identità. I Dalyrium Bay si distinguono per i loro spettacoli dal vivo, caratterizzati da un mix energico e coinvolgente di Alternative Rock con sonorità balkan e ritmiche latin/surf. Il tutto viene poi condito con una vena punk che accompagna i testi, delineando e consolidando l’attitudine del progetto.
Con due Ep all’ attivo e un centinaio di date sulla pelle, la band ha calcato lo stesso palco di artisti come: Gogol Bordello, Jack Broadbent, Rumatera, Cacao Mental, Zion Train, Dargen D’Amico.