Acquisti senza sosta sul petrolio, Brent e WTI sui massimi di un mese e mezzo

Dopo essere cresciuto del 10% la scorsa settimana, la marcia rialzista del petrolio sta ancora andando avanti. Ormai il greggio Brent e il WTI sono saliti al massimo di un mese e mezzo, e la corsa agli acquisti non accenna a fermarsi.

Cosa sta spingendo gli acquisti

Il driver principale di questo rally è la tensione in Medio Oriente. Da quando l’Iran ha lanciato il suo attacco missilistico su Israele, il mercato a cominciato a rivalutare i rischi di un’escalation del conflitto e di un suo allargamento anche in altri Paesi dell’area. Questo potrebbe pregiudicare l’approvvigionamento di petrolio in Medio Oriente, ed è per questo che gli investitori hanno cominciato a fare acquisti sul petrolio.

Anche se per il momento non ci sono state ripercussioni sulla produzione petrolifera mediorientale (l’Iran addirittura è prossimo alla piena capacità), c’è sempre il rischio che le cose precipitino all’improvviso. Per questo tra gli investitori c’è un clima di fortissima cautela.

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L’andamento di Brent e WTI

Questo clima di tensione continua ha spinto il prezzo di entrambi i benchmark del mercato. Il Brent ormai si è riportato in area 80 dollari al barile, mentre il WTI è salito oltre 76 dollari al barile. Negli ultimi giorni, l’indicatore Zig Zag trading è andato dritto verso il basso con una spezzata continua.

Nel frattempo, l’Arabia Saudita ha aumentato i prezzi del petrolio per gli acquirenti asiatici, ma ha ridotto i prezzi per i mercati statunitense ed europeo.

Scenario complicato

Va detto che, se non ci fosse la questione Mediorientale a tenere tutti col fiato sospeso, il mercato del petrolio vivrebbe una situazione completamente diversa. Infatti lo scenario economico globale fa temere un surplus prolungato di offerta, visti gli interrogativi sulla domanda globale, in particolare da parte della Cina.
Del resto fino a pochi giorni fa, il prezzo di Brent e WTI stava scivolando pesantemente proprio a causa del surplus di offerta. Ricordiamo che a dicembre l’OPEC+ dovrebbe cominciare a ridurre i suoi tagli, incrementando così la produzione globale.
Per questo motivo, in assenza di gravi interruzioni dell’approvvigionamento di petrolio in Medio Oriente, gli esperti di Goldman Sachs continuano ad aspettarsi che il Brent venga scambiato nell’intervallo 70-85 dollari al barile.