“Il prestigio internazionale del Festival Verdiano, che si svolge ogni anno a Parma e dintorni per celebrare e omaggiare la figura altisonante di Giuseppe Verdi nel suo acclarato genio artistico-musicale, ha offerto un interessante riferimento per improntare un nuovo progetto artistico, nel quale Daniel Mannini ha voluto inserire un proprio commento corredato da un’illustrazione grafica a tema per completare al meglio l’intreccio concettuale e contenutistico”. La dottoressa Elena Gollini curatrice del progetto ha spiegato le dinamiche di impostazione, sottolineando al riguardo: “Come ulteriore significativo contributo è stato inserito lo scritto di Marco Bonini, che per l’occasione ha concesso l’utilizzo di una parte di testo del suo spettacolo teatrale dal titolo emblematico ‘Genesi’ fornendo delle riflessioni di sostanziale profondità e apportando un’integrazione di pensiero articolata e variegata con quell’esperta e spiccata capacità espressiva e dialettica comunicativa, che gli appartengono. Devo dunque ringraziarlo di cuore per aver fatto il gesto di mettere a disposizione questa sezione di suo testo teatrale estremamente avvalorante e comprovante in funzione di corollario di compendio all’intero progetto“. Daniel Mannini (www.danielmanniniart.it) ha risposto nel merito ad alcune domande mirate.
D: Raccontaci in che modo sei stato ispirato nella creazione dell’opera grafica testimonial del progetto artistico.
R: L’ispirazione del progetto grafico parte dall’idea di coniugare le discipline dell’arte e della musica attraverso la creazione, rappresentata dalle mani del “Giudizio universale” di Michelangelo. Entrambe le mani impugnano due strumenti che racchiudono parte delle mie passioni, ovvero la pittura e la musica classica. La realizzazione grafica accompagna il percorso intrapreso da un anno, quello della rappresentazione figurativa attraverso la tecnica dello stencil. Questa tecnica mi permette di esprimere in un modo semplice ma significativo i pensieri che sono simboleggiati dai soggetti presenti nei vari lavori, cercando di non essere convenzionale e influenzato da mode, portando sempre il mio pensiero creativo puro e incontaminato. L’immagine vuole parlare dell’importanza dell’arte nel nostro essere, una disciplina che raggiunge il sublime attraverso la nostra testimonianza.
D: Un tuo pensiero sul commento pregevole di Marco Bonini.
R: Il commento espresso da Marco Bonini è un viaggio interiore in cui le parole e il loro flusso dimostrano di come perseverando nella propria passione sia possibile maturare anche all’interno della propria arte. Detto questo, la parola che funge da soggetto, ovvero l’armonia, è una di quelle più ricercate in tutti noi. Senza di essa è difficile trovare un proprio equilibrio e benessere interiore. C’è un passaggio del testo che dice che l’armonia è collegata con il tutto, e questo è assolutamente vero. Ogni giorno affrontiamo i nostri impegni e le nostre difficoltà, ma non per questo non possiamo combattere per il nostro centro di gravità, nel quale qualsiasi influenza positiva o negativa non deve intaccare la nostra ricerca. Non ho altro da aggiungere, perché le parole e i vari passaggi di Bonini esprimono nel modo più assoluto una semplice ma fondamentale parola per il nostro essere, soprattutto al giorno d’oggi dove rischia di passare in secondo piano, sia per la società e i modelli che ci circondano che per eventi al di sopra delle nostre capacità.
D: Un tuo commento riflessivo sulla figura illustre di Giuseppe Verdi e sul rinomato Festival Verdiano parmense.
R: Giuseppe Verdi rappresenta una delle figure più importanti della storia italiana e internazionale, attivo anche nella vita pubblica del Paese e grande compositore musicale. In lui si mescolano drammaticità e profondità psicologica. Verdi riesce a coniugare l’arte con le tensioni politiche sociali del tempo, e questo punto rappresenta molto anche me, perché è una delle filosofie di pensiero che porto all’interno del mio immaginario creativo. Per quanto riguarda il festival verdiano che si svolge a Parma, ho avuto modo di documentarmi ma non di partecipare, anche per un discorso di distanza. Credo sia un punto di riferimento per gli amanti dell’opera, grazie anche al contesto in cui si svolge l’evento. È un esempio di come l’arte riesce ad essere sia un’espressione che un mezzo di coesione sociale. La stessa esperienza possiamo viverla anche all’interno di un museo e questo significa che indipendentemente dal contesto in cui siamo, l’opera parla e le persone ascoltano e riflettono. Credo che sia un qualcosa difficile da spiegare, perché bisognerebbe viverla per capire.