È assodato in maniera indiscussa e indiscutibile considerare e concepire il concetto di dinamismo spaziale come uno dei capisaldi imprescindibili e prioritari nella concezione artistico-pittorica attuale. In quanto elemento cardine primario e fondamentale nella dimensione contemporanea della visione creativa, è certamente importante approfondire tale concetto in funzione di pensieri e riflessioni critico-analitiche, che possono integrare e rafforzare la percezione di rilevanza portante, che assume e riveste nell’odierna proiezione di vedute e prospettive sempre più variegate ed eterogenee. Innanzitutto, va ricordato, che questo concetto connesso e collegato all’idea di movimento e di flusso di movimentazione all’interno della narrazione compositiva, serve per imprimere ancora più forza e potenza espressiva e comunicativa all’insieme dell’impianto e dell’orchestrazione scenica e per dare ancora più risalto alla sfera contenutistica e sostanziale, che attinge al contributo formale dell’impostazione estetica per trovare ulteriori opzioni esplicative e per manifestare la propria intensità e profondità di messaggi e significati insiti e sottesi, in una commistione di non detto e ancora inespresso, che si rende intrigante e affascinante all’occhio dell’osservatore attento e sensibile e sfrutta il mix vincente di percezione sensoriale nella sua completezza armonica e armoniosa. In passato la grande storia dell’arte universale ha avuto grandi nomi illustri, che si sono resi portavoce di questo passaggio epocale emblematico tra orientamento statico e cristallizzato (facente capo al pensiero più antico e tradizionalista) e slancio trainante e dinamico, vivacemente accostato a un’impronta sempre più permeante e avvolgente, che si canalizza al di fuori dello spazio circoscritto della tela e invade a 360 gradi tutto ciò che ha attorno con penetrante impatto di fruizione da parte dello spettatore, che viene catapultato dentro la rappresentazione, come parte attiva e diventa così protagonista compartecipe a sua volta incitato ed esortato a condividere la propria chiave di lettura interpretativa. La suggestione amplificata e dilatata garantita e assicurata dal concetto di dinamismo spaziale diventa pertanto un vero e proprio focus catartico, che ogni artista può utilizzare al meglio a seconda delle proprie esigenze stilistiche e delle proprie finalità e intenzioni comunicative. A tal riguardo sono state rivolte alcune domande sull’argomento a Daniel Mannini (www.danielmanniniart.it) che nel suo percorso evolutivo sta applicando con abilità la visionarietà dinamico spaziale, riuscendo a fornire risultati molto convincenti.
D: Un tuo commento di riflessione generale sul concetto di dinamismo spaziale pittorico.
R: Il concetto di Spazialismo pittorico è un punto cardine di sdoganamento dell’arte italiana, in cui viene rotta quella barriera di raffigurazione a favore di un’identità dal concetto più libero per esprimere la propria arte. Il colore, il suono, il movimento e lo spazio possono integrarsi tra loro insieme alla curiosità per la scienza e la tecnologia. In passato, questo condusse ad una nuova concezione da parte degli artisti, quella di non identificarsi in uno stile pittorico definito, ma affrontare la percezione dello spazio e del tempo, un esempio su tutti Lucio Fontana. La possibilità di creare nuovi orizzonti aggiunge sempre un tassello nel proseguo dell’arte, perché inserisce all’interno del percorso una nuova finestra nel concepirla e di conseguenza inglobare altre personalità, le quali possono sentirsi parte integrante e farsi riconoscere.
D: In che modo la tua pittura viene ispirata e convogliata attraverso questo concetto cardine?
R: Questa corrente artistica, insieme ad altre, ha in qualche modo stimolato e influenzato la mia percezione dell’arte, permettendomi di trovare la strada che più era designata per la mia tipologia di visione. Intraprendere questo tipo di percorso ha prodotto un ampliamento dei miei orizzonti nell’approccio alla pittura e al rispetto per l’arte stessa. Come gli artisti che hanno contribuito a questo movimento, anche io non ho una definizione precisa dei miei lavori, nonostante l’evoluzione del mio processo sia stata inversa rispetto alla loro, partendo da un’espressione astratta per arrivare a quella figurativa. Questo non vuol dire che la mia ultima tipologia di linguaggio artistico esclude l’altra, anzi, come passo dall’uso della tela alla grafica, anche lo stile può variare. Questa possibilità di navigare in entrambe le direzioni, è un’onda di libertà che indirizza la motivazione e l’ispirazione.
D: Un tuo commento di riflessione sullo straordinario magister Lucio Fontana che con il suo movimento denominato Spazialismo ha dato vita a un’autentica trasformazione di rinnovamento e di scardinamento degli ideali pittorici della sua epoca introducendo idee sui generis e considerazioni controtendenza.
R: Quello che posso dire riguardo la figura di Lucio Fontana, è che lui è senza dubbio un caposaldo dell’arte italiana per la sua intuizione nel trovare un nuovo modo di rappresentare l’arte e la pittura, conducendo il suo periodo storico in una nuova dimensione. Personalmente, penso che Fontana rientri tra le figure che hanno ispirato la mia idea di fare arte, ovvero prendere l’idea dello spaziare all’interno di una tela o di una superficie. Questo mi ha permesso di esprimermi in modo libero e senza barriere o condizionamenti di disciplina del classico utilizzo. La serie dei tagli di Fontana è ancora oggi molto contemporanea, quasi come le opere se non avessero età, e questo è quello che cerco di riuscire ad ottenere per la mia arte, un qualcosa che possa essere attuale nel momento in cui è stato realizzato e al tempo stesso essere contemporaneo in futuro.