Per crescere le aziende italiane, e in particolare quelle venete, si affidano sempre meno al sostegno delle banche. Un trend destinato a perdurare, ma che non è esente da rischi, spiega Massimo Malvestio.
Massimo Malvestio: Finanza alternativa? L’importante è l’approccio
Negli ultimi anni le aziende italiane hanno progressivamente ridotto la propria dipendenza dal debito bancario. A contribuire al fenomeno il rapido sviluppo della finanza alternativa. Quotazioni in Borsa, fondi private equity, mini bond, l’ingresso di partner industriali: per investire in crescita e sviluppo sempre più imprese vanno nella direzione dell’apertura del capitale. E non si tratta solo di grosse realtà, ma anche e soprattutto di Pmi. Sul tema è intervenuto Massimo Malvestio, avvocato e Presidente del Comitato Investimenti di Praude Asset Management, società di gestione del risparmio da lui fondata. Il primo aspetto da considerare, secondo l’esperto, è che nonostante il minore ricorso al debito venga percepito come positivo, aprire il capitale a terzi non è un’azione esente da rischi. Ecco perché è bene che ogni azienda, prima di scegliere tra le numerose soluzioni alternative al credito, analizzi attentamente le proprie esigenze muovendosi poi di conseguenza. L’ingresso in Borsa è forse uno degli esempi più lampanti: “Un processo lungo e costoso – sottolinea Massimo Malvestio – che impegna molto le società. Ho visto gente spendere milioni e quotazioni raggiunte con costi vicini al 20% degli importi ottenuti”.
Massimo Malvestio: Borsa e private equity, un’occasione di rilancio
I pericoli connessi ad un’eventuale quotazione in Borsa non sono tuttavia quelli di qualche anno fa, soprattutto per le aziende di piccole dimensioni. Merito dell’aumento dei multipli riconosciuti nonché del legislatore, ricorda Massimo Malvestio, che dal Governo Renzi in poi ha lavorato per favorire l’ingresso delle società di piccole dimensioni. Per l’avvocato la quotazione rappresenta tuttavia un’opzione “giustificata” solo quando è l’unica via percorribile: “È difficile che una buona azienda non trovi banche o operatori di private equity disposti a intervenire”. Non che il ricorso a fondi, venture capital o angel investor sia privo di pericoli: “Sono un’opportunità se l’imprenditore è in grado di gestirla – spiega Massimo Malvestio – soprattutto quando investono in quote di minoranza”. Che sia Borsa o private equity, entrambe rappresentano per le imprese italiane, e in particolare per le aziende del Nord Est, una “novità che può dare spinta competitiva al sistema produttivo locale”.