Il punto di Giampiero Catone sull’attuale situazione della sanità in Italia: “Ospedali in forte difficoltà per la grave carenza di personale. Liste d’attesa impossibili, interventi gravi rinviati. Un milione e mezzo di persone senza nemmeno il medico di famiglia. Intanto si parla dei test universitari di selezione per le facoltà di medicina a numero chiuso”.
Giampiero Catone: allarme sanità, gli ospedali in “codice rosso”
È un editoriale lucido e critico quello di Giampiero Catone dedicato al tema della sanità pubblica nel Paese. Un argomento gravoso ma necessario da affrontare, anche perché il messaggio di SOS da parte delle corsie sguarnite di personale è oggi sempre più forte. Per quale motivo, allora, bloccare gli accessi per chi vuole studiare medicina? “Un metodo inventato per fare selezioni più o meno alla rinfusa che ha creato un vuoto di professionisti”, si legge nell’articolo: “L’idea era quella di bloccare gli accessi di troppi aspiranti medici. Una selezione preventiva che non ha certo giovato al sistema sanitario nazionale”. Sarebbe bello e razionale, invece, che la selezione avvenisse con “esami veri, durante il percorso di studio e di formazione che sono la garanzia della preparazione dei medici. Invece blocchiamo tutto prima”. A fare da contraltare, ancora in negativo, anche “percorsi demenziali, spesso labirintici e irrisolvibili” che segnano l’accesso dei pazienti al sistema sanitario. Per Giampiero Catone “la sanità è nel baratro senza che si dica chiaramente il perché. Gli ospedali sono alle prese con un caos pericoloso. Dalle corsie ospedaliere sempre più in affanno arrivano gli SOS da ogni parte d’Italia per la carenza di medici”.
Giampiero Catone: assunzioni e superamento dei limiti di spesa, alcune considerazioni
La riflessione di Giampiero Catone ritorna poi sulla questione dei test d’accesso, citando il fatto che, per l’anno accademico 2022/2023, sarà data più attenzione alle materie disciplinari e meno alla logica e alla cultura generale. “Vedremo quanti ragazzi si sottoporranno al quiz di ingresso”, scrive, “quanti supereranno l’esame, infine il dato del ‘numero chiuso’. Magari tra pochi anni ci accorgeremo che metà dei medici presenti nelle nostre corsie di ospedale saranno stranieri, laureati in Paesi che nemmeno sanno cosa siano i test di ingresso. Dovremmo affidarci a professionisti che ci auguriamo sappiano l’italiano”. Ma cosa fare per arginare una crisi così ampia che parte dall’accesso agli studi e giunge alle basi del sistema sanitario? Come riportato nell’editoriale, le associazioni professionali chiedono di “assumere tutto il precariato che si è sviluppato nel settore durante la pandemia e quindi andare oltre i limiti imposti alla spesa sul personale”, allargando la platea delle assunzioni anche “a medici specializzandi a partire dal terzo anno”. Un ulteriore elemento per il cambio di rotta, osserva in conclusione Giampiero Catone, è auspicare che “con i fondi dedicati alla sanità dal Piano nazionale di Ripresa si possa imboccare una nuova strada”.