- Sono oltre 70mila le aziende che vendono online: principalmente società di capitali (53,6%), con un fatturato inferiore ai 5 milioni di euro (quasi nel 90% dei casi), con meno di 5 dipendenti (64% del totale) e localizzate in Lombardia (18% del totale).
- Sono imprese che hanno sofferto meno la crisi: il 31% di società di capitali hanno registrato un fatturato in crescita nell’ultimo biennio; spesso sono realtà in crescita anche come numero di dipendenti (30% dei casi) e meno rischiose dal punto di vista commerciale.
Bologna, 16 settembre 2022 – La pandemia ha fatto compiere all’Italia un salto evolutivo di 10 anni verso il digitale, in particolare su fronti quali l’e-commerce, che prosegue nel proprio trend positivo. Nel 2022 gli acquisti online sono infatti stimati in crescita del +14%, per attestarsi a 45,9 miliardi di euro contro i 27 miliardi del 2018 (fonte: Osservatorio eCommerce B2C Netcomm – School of Management del Politecnico di Milano).
Grazie alla piattaforma di marketing intelligence di CRIF – basata su un ecosistema di dati da fonti pubbliche relativo a 6 milioni di imprese, oltre 25 score analytics e dati di crawling dei siti web delle imprese – è stato possibile produrre un’analisi ha delineato il profilo delle aziende di e-commerce del nostro Paese.
Le aziende italiane di e-commerce: forma giuridica, dimensione, settore e distribuzione geografica
Nel 2022 le aziende italiane che utilizzano l’e-commerce come canale di vendita sono oltre 70 mila e sono costituite principalmente sotto forma di società di capitali (53,6% del totale), contro un 29,5% di imprese individuali e un 15,2% di società di persone.
Le aziende italiane di e-commerce per forma giuridica
Tipologia | % di aziende |
IMPRESA INDIVIDUALE | 30% |
SOCIETÀ DI PERSONE | 15% |
SOCIETÀ DI CAPITALI | 54% |
SOCIETÀ DI ALTRE FORME | 1,% |
Totale | 100,00% |
Fonte: analisi CRIF su piattaforma Margò
Si tratta prevalentemente di aziende di piccole dimensioni, con un fatturato che quasi nel 90% dei casi risulta inferiore ai 5 milioni di euro. Inoltre, nell’80% circa dei casi hanno meno di 10 dipendenti (meno di 5 nel 64% del totale).
Il settore di appartenenza prevalente è ovviamente quello del commercio all’ingrosso e al dettaglio (51,7% del totale), seguito dalle attività manifatturiere (17,5%), agricoltura (5%), servizi di informazione e comunicazione (4,6%) e attività dei servizi di alloggio e ristorazione (3,5%).
La localizzazione geografica vede al primo posto la Lombardia (18% del totale), seguita dal Lazio (9,9%), Campania (9,5%), Veneto (8,8%) ed Emilia Romagna (8,4%).
Le aziende italiane di e-commerce per distribuzione geografica
Regione | % di aziende |
LOMBARDIA | 18,0% |
LAZIO | 9,9% |
CAMPANIA | 9,5% |
VENETO | 8,8% |
EMILIA-ROMAGNA | 8,4% |
TOSCANA | 7,6% |
PIEMONTE | 7,0% |
SICILIA | 6,3% |
PUGLIA | 6,1% |
MARCHE | 3,3% |
CALABRIA | 2,3% |
ABRUZZO | 2,2% |
LIGURIA | 2,1% |
UMBRIA | 1,9% |
TRENTINO-ALTO ADIGE | 1,8% |
SARDEGNA | 1,8% |
FRIULI-VENEZIA GIULIA | 1,7% |
BASILICATA | 0,8% |
MOLISE | 0,4% |
VALLE D’AOSTA | 0,2% |
Totale | 100,00% |
Fonte: analisi CRIF su piattaforma Margò
Rischiosità commerciale, digital attitude e innovazione delle aziende di e-commerce
Da segnalare come le aziende di e-commerce siano tra quelle che hanno sofferto meno la crisi degli ultimi difficili anni, con un 31% di società di capitali che hanno registrato addirittura un fatturato in crescita nell’ultimo biennio.
Inoltre, sovente sono realtà in crescita anche come numero di dipendenti, nel 30% dei casi.
Da sottolineare come, da elaborazioni CRIBIS, società del gruppo CRIF, risultino anche più virtuose dal punto di vista della rischiosità commerciale con una quota di aziende caratterizzate da un livello di rischio molto basso che è quasi il doppio rispetto alla media italiana (16,7% del totale vs 9%).
Analizzando, infine, le aziende di e-commerce italiane sulla base di due score proprietari di CRIF, che misurano la digital attitude e il livello di innovazione, emerge che rispettivamente nel 74% e nel 72,3% dei casi mostrano un grado elevato di digitalizzazione e innovazione.
“L’identikit delle aziende italiane che oggi vendono online evidenzia delle caratteristiche di minor rischiosità commerciale ed elevato livello di innovazione; segnali positivi che danno fiducia anche per quanto riguarda la capacità di queste imprese di fronteggiare una situazione economica e geopolitica ancora difficile e incerta. Nel contesto del PNRR, lo sviluppo del commercio elettronico delle PMI in Paesi esteri (e-commerce) costituisce uno dei titoli degli strumenti finanziari previsti dal Piano, con contributi a fondo perduto fino al 40% per lo sviluppo piattaforme di e-commerce e di web marketing. E i player finanziari possono giocare un ruolo fondamentale nel supporto alle imprese in questo percorso di sviluppo digitale. Per farlo, è fondamentale una conoscenza approfondita delle imprese stesse, messa a disposizione agevolmente da piattaforme che valorizzino l’intero ecosistema di dati e analytics” – commenta Simone Capecchi, Executive Director di CRIF.