DUCK BALENO presentano POPA’S NIGHTMARE: l’intervista

DUCK BALENO presentano POPA’S NIGHTMARE (autoproduzione)

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“Popa’s Nightmare” è un lavoro nato dalla voglia di sperimentare elettronica e paesaggi sonori distesi e viscerali. Il disco è un serpente nel deserto delle frustrazioni di un’infanzia tormentata, rispetto a cui un padre vive l’incubo del dover affrontare il delirio di un figlio apatico, sadico e narcisista. Un viaggio nelle più noiose vacanze (Forty Days) o nei giochi più sadici (Playin’ with Steve). Un padre che aspetta che il figlio vada a trovarlo al cimitero, fermo, in attesa, nella sua tomba… (I’m not a Criminal). Un sentiero sulle aride colline del terrore, che echeggiano nelle note di “Jennaro”. Uno strazio nero… un viaggio che finisce con gli ultimi due accordi semplici e naif di “For Money”, lasciando spazio ad un nuovo spiraglio, luminoso e fresco… chissà. Sicuramente un disco nomade e pensato a più cicli, scritto di getto, di pancia, ma elaborato poi a lungo. Le voci sono pitchate e private spesso di origine proprio per far tramontare gradualmente l’idea del cantante come figura principale, ed inserire la melodia vocale proprio all’interno di quei paesaggi prima citati, nella mischia. L’ospite principale sono le contaminazioni, forti e vibranti. Tutto è spesso lievemente cupo, di provenienza misteriosa, ma sognante.

 

 

BIOGRAFIA

I Duck Baleno sono un gruppo di Verona nato dall’incontro delle diverse parabole musicali di: Francesco “Ambro” Ambrosini (chitarra, voce, tastiere), Francesco “Quani” Quanilli (chitarra, voce), Damiano Dalle Pezze (batteria) e Roberto Panarotto (basso).

Ambro, componente di lunga data del collettivo folk-rock C+C=Maxigross, con cui ha suonato tra Europa e Stati Uniti, anche come ospite del Primavera Sound Festival di Barcellona e del CMJ di New York, dopo aver aperto il suo studio personale ha cominciato a comporre e pubblicare materiale solista sotto il nome di Duck Chagall. Nel 2014, dopo una serie di impieghi in qualità di fonico e assistente di produzione per diverse major del mondo pop italiano, ha prodotto il primo EP degli Hardcobaleno, gruppo rock sperimentale dove suonavano Quani e Damiano, entrambi a loro volta impegnati in diverse esperienze musicali: il primo nel duo rock-blues Giudi e Quani, con cui ha girato l’Italia, il secondo nei Gramlines, con cui ha suonato anche a Delhi e Ziro Festival in India. Dal primo incontro è nato tra Ambro e Quani un sodalizio musicale di sperimentazioni psichedeliche e registrazioni electro-rock che ha presto coinvolto Roberto, giovanissimo bassista che suonava nella scena funk e jazz veronese, e infine Damiano.

Il gruppo è nato ufficialmente nel 2019 con il nome di Duck Baleno, un incontro di diversi progetti che ha unito i membri in un’amicizia musicale dove dialogano le varie influenze individuali: dal pop al rock, dall’elettronica al folk, dallo psichedelico al funk. La band ha portato la sua musica in diversi club e festival del nord Italia e dal 2020 ha iniziato a pubblicare musica originale, con Ambro come principale compositore e produttore. È proprio del 2020 il primo singolo Enough Time, sponsorizzato da Vans, che inserisce la band tra i migliori 5 artisti di Vans Musicians Wanted. A dicembre del 2022 arriva finalmente il primo album Popa’s Nightmare, dove le svariate contaminazioni che hanno caratterizzato il gruppo esplodono in un’atmosfera cupa ma fortemente onirica, accompagnando l’ascoltatore come Orfeo in un sogno misterioso che fa incursioni in diversi mondi musicali.

 

CREDITS

Francesco Ambrosini (Duck Chagall) – voce, tastiere, chitarra
Francesco Quanilli – chitarra
Roberto Panarotto – basso
Damiano Dalle Pezze – batteria

Produzione: Duck Chagall

 

L’INTERVISTA

 

Parlaci del tuo ultimo lavoro. Come è nato?

Il lavoro è nato dal semplice quanto primordiale bisogno che abbiamo di fare musica insieme continuando a sperimentare novità e mescolare elementi classici di musica psichedelica, elettronica e rock insieme. C’è una volontà di creare una musica adatta al nostro tempo pescando dalla tradizione, utilizzando sia strumenti classici che moderni, mescolando beats acustici ed elettronici, cercando però di uscire da quello che è commerciale nel nostro paese, semplicemente perché non ci appartiene artisticamente e non ci emoziona. I lavori che facciamo devono emozionare e convincere noi. Parte tutto da qui, senza grossi costrutti, semplicemente dal bisogno di suonare qualcosa che ci entusiasmi, sforzandoci di non essere scontati.

 

Mi dici qualcosa sul titolo?

“Popa’s Nightmare” è un serpente nel deserto delle frustrazioni di un’infanzia tormentata, nella quale un padre vive l’incubo del dover affrontare il delirio di un figlio apatico, sadico e narcisista. Un viaggio nelle più noiose vacanze (Forty Days) o nei giochi più sadici (Playin’ with Steve). Un padre che aspetta che il figlio vada a trovarlo al cimitero, fermo, in attesa, nella sua tomba… (I’m not a Criminal). Un viaggio nelle aride colline del terrore, che echeggiano alle note di “Jennaro”. Uno strazio nero… un viaggio che finisce con gli ultimi due accordi semplici e naif di “For Money”, lasciando spazio ad un nuovo spiraglio, luminoso e fresco… chissà

 

Come definiresti lo stile del disco?

Il disco è una condensazione di pop elettronico e rock psichedelico. Popa’s è sia introspezione, sia condivisione e libertà. È introspezione se vuoi chiuderti in te stesso per qualche attimo con delle cuffie e uscire frastornato da questo viaggio mistico. È condivisione e leggerezza se hai bisogno di libertà, se vuoi ballare e sfogarti senza vincoli a un concetto dal vivo. È ecclettico, tocca diversi tasti.

 

Quale è l’artista che maggiormente vi ha inspirato?

Rock e psichedelia fanno parte del nostro background, li abbiamo interiorizzati ed escono nelle composizioni. Quando la gente ascolta duckbaleno è interessante per noi sapere quali reminiscenze evocano nell’ascoltatore, rimanendo spesso sorpresi. Abbiamo un batterista che viene dal punk rock, ma pure dal progressive, quindi si sente l’influenza di quel mix; un bassista onnivoro che ha suonato molto jazz e ama la psichedelia; un chitarrista che ama Jack White e il prog italiano e internazionale; poi Duck Chagall, cantante e produttore, che riesce a unire e miscelare tutti questi generi differenti con un tipo di produzione molto catchy, con un modo di cantare che talvolta approda su rive inaspettate. Ci ispirano i vecchi e i nuovi, a seconda dell’intuizione che destano in noi…ltimamente King Gizzard, Raconteurs, Panda Bear, Altin Gün, White Denin, Tim Burton, David Lynch!

 

Qual è il brano più riuscito dell’album secondo te?

Il più riuscito? Forty Days e se possiamo aggiungerne uno direi Silly Gun. Saranno probabilmente i singoli

 

Cosa ne pensi della scena musicale italiana e dei media musicali del nostro paese?

La scena musicale italiana se paragonata a quella internazionale e molto piccola e circoscritta ad un mercato. Il mercato italiano ruota principalmente intorno allo spettacolo e alla musica commerciale che ascolti passivamente al supermercato. l’Italia è povera di eventi grossi. Per paesi come Spagna, l’Olanda, Germania , Danimarca sono invece all’ordine del giorno. Manca tutta la scenda underground e non esiste più una contestualizzazione musicale chiara. Gli addetti al settore sono pochi e concentrati sempre nelle stesse 2/3 cose, messi lì per generare utili. I talent hanno reso ancora più un freno alla scena underground per la quale manca tutto un substrato di professionisti e un’economia che la faccia funzionare. Il problema probabilmente è da vedersi nella scarsa partecipazione agli eventi live e alla poca capacità di ascolto della gente, la quale ha poca voglia di scoprire.