ARSEN PALESTINI presenta ‘SOCIAL NEARNESS’
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‘Social Nearness’ è il disco dei 50 anni per Arsen Palestini, in cui il rapper ha voluto le collaborazioni dei suoi migliori amici e compagni di vita in questo assurdo e favoloso viaggio che è la Musica. Come sempre, un pò in Italiano un pò in Inglese, un pò di Rap e un pò di mix di ElectroPop, Trip Hop, Urban varia ed eventuale, Dal raffinato producer Dark-Synthwave piemontese Resonanz Kreis, con cui firma ‘True Fate’, omaggio ai Joy Division, all’immancabile Stefano Segatori, per urlare con chiarezza che siamo in un ‘Mondo Malato’. Il brano ‘Middle Aged Gangster’ è invece insieme alla producer tedesca Schmiddi090, un’amara descrizione di quando il potere ti perseguita, anche senza alcun reato. Un rap amaro è invece ‘Ancora a Fare Guerre’ su beat del fratello Fidel Kato, sull’assurdità della guerra, la follia dell’autodistruzione degli esseri umani. Un pò di nostalgia Funk-Disco in ‘Born Like Me in ’73’, prodotto dal caro amico Simone Romani (MoFla), che ha anche mixato i pezzi di tutto l’album, e la paranoia di un nuovo lockdown in ‘Away From This Town’ insieme al DJ dub e costruttore di sirene da sound system Mr Law, nascosto in quel di Bologna. Infine, il beat di Cowjuk per il rap un pò asfissiante di ‘In Questa Malaria’. Ci sono anche 3 strumentali, senza parole, che talvolta è pure meglio: ‘Check’, ‘Love is a Hurdle Race’ (da un vecchio beat contest organizzato da Fidel Kato) e ‘Ma No Non E’ Possibile’. Eh niente, a 50 anni ci siamo arrivati, pare, poi si vedrà.
BIOGRAFIA DI ARSEN PALESTINI
Arsen Palestini è un matematico e fa rap da quando era minorenne, nell’epoca d’oro della prima ondata Hip Hop italiana. La sua crew storica, Menti Criminali, di origine ascolana, ha prodotto 6 album e collaborato con grandi nomi del rap italiano come Lou X, Claver Gold, Kento, Cuba Cabbal e molti altri. Come solista, ha prodotto 3 EP di Electronica-Trip Hop con Amusin’ Projects e successivamente i due album ‘Finding a New Job’ e ‘Social Nearness’, in uscita il 7 Marzo. Negli ultimi anni, ha animato le serate di freestyle, open mic e divulgazione di cultura musicale nei club romani con Fidel Kato e altri amici e compagni di strada e di vita. Ama le liriche coscienti e la sperimentazione spinta, odia le banalità commerciali e gli abusi di potere di qualsiasi tipo. E’ in costante ricerca di suoni, idee, spunti creativi e collaborazioni. I contatti social sono:
L’INTERVISTA
Parlaci del tuo ultimo lavoro. Come è nato?
E’ un disco nato nell’Autunno e nell’Inverno del mio 50esimo anno, in quel periodo in cui fa freddo, si esce poco e si è più tristi (anche se Roma non è mai freddissima). E’ come una specie di disco di compleanno, ci sono tutti i miei più cari amici e produttori, come fosse una specie di festa, Fidel Kato, Simone Romani, Stefano Segatori, Resonanz Kreis…è la vera chiusura di un ciclo. Ma che necessariamente prefigura l’inizio di un nuovo ciclo, quello ignoto e finale.
Come definiresti lo stile del disco?
No, meglio che lo definisca chi lo ascolta. Chi mi conosce sa che mi piace mescolare Rap, Trip Hop, sonorità elettroniche varie, proprio grazie alla grande creatività di chi fa i beats. Mi piacerebbe spostarmi ancora di più in una direzione Jazz, non è facile ma l’importante è essere sempre liberi e indipendenti, anche se sempre un pò di nicchia.
Qual è l’artista che maggiormente ti ha ispirato?
Ce ne sono tanti e tante, ti posso fare qualche nome: Lana del Rey, Kendrick Lamar, Portishead, Guru, RZA. Ma alla fine ascolto tante cose, anche la neo-psichedelia, il Lo-Fi, il Free Jazz ecc. Probabilmente da tutto ciò mi vengono le idee.
Parlami di “Ancora a Fare Guerre”…penso il pezzo più accattivante del disco.
Beh, prima di tutto penso che sarebbe il caso, da parte di chi fa Musica, ma anche in altre arti, di ricominciare a parlare di cose importanti, sensate, del mondo che ci circonda. Ad esempio, possibile che nessuno abbia un’idea sulla guerra? Negli anni ’70 e ’80 il rifiuto della guerra e del nucleare era totale. Dovremmo tornare a schierarci, tornare a dire a chiare lettere che la guerra e il traffico di armi sono cose vergognose, terribili, scandalose nel 2023, da qualunque parte vengano. E invece è tutto uno show televisivo e su Internet, che serve solo allo stupido gossip politico.
Cosa ne pensi della scena musicale italiana e dei media musicali del nostro paese?
Le robe mainstream non mi piacciono molto, troppo smaccatamente commerciali, troppo costruite, troppo finte. Però poi ci sono tanti artisti interessanti indipendenti, ma come al solito bisogna andarseli a cercare tra i fumi dei centri sociali o nei festival Jazz estivi nei paesini. I media purtroppo non aiutano molto, il problema è che manca una rete indipendente vera, fatta di radio libere, club che fanno suonare band che facciano i pezzi propri e non sempre cover (pagandole), e anche un’educazione all’ascolto della Musica. In Italia o sei uno dei 100-150 musicisti che si alternano a Sanremo oppure fai la fame nera. Manca del tutto la fascia intermedia. E il punto più dolente è proprio il suonare live.
Mi dici qualcosa sul titolo?
Ci vuole vicinanza sociale e fisica tra le persone. Basta distanziamento, basta paranoia, basta angoscia, basta ipocondria, basta.