In un editoriale pubblicato nel 2020 su “Il Sole 24 Ore”, Fabio Cassi e Niccolò Abriani affermano che le imprese italiane, colpite dalla pandemia, dovranno affrontare la crisi più grave del sistema imprenditoriale dal Secondo Dopoguerra.
Fabio Cassi: accesso alla finanza agevolata
“Non è possibile e nemmeno pensabile escludere le imprese in crisi dalla possibilità di ottenere la liquidità necessaria, non solo per sopravvivere ma anche per rinnovarsi”, scrivono Fabio Cassi e Niccolò Abriani. Dal momento che queste aziende non devono essere ignorate, è giunto il momento di prendere decisioni concrete e agire. La proposta di consentire l’accesso alla finanza agevolata d’emergenza, nel caso in cui sia inserita all’interno del piano concordatario e la relativa proposta sia omologata dal tribunale, rappresenta un primo passo ma che non risulta essere sufficiente. Se da una parte il concordato preventivo viene utilizzato in presenza di diverse categorie di creditori e in situazioni di maggiore difficoltà, dall’altra causa la scadenza immediata dei finanziamenti impedendo all’impresa di pagare i fornitori e innescando quindi lo stop del ciclo produttivo. “Rimarrebbero escluse – specificano Fabio Cassi e Niccolò Abriani – le imprese in uno stato di crisi meno avanzata, che potrebbero essere ristrutturate, con maggiore rapidità ed efficacia, tramite altri strumenti previsti dal nostro ordinamento”.
Fabio Cassi: gli strumenti previsti dalla legge per la crisi d’impresa
Una soluzione più razionale risiederebbe nella possibilità di consentire alle imprese di accedere alla nuova finanza prevista dal Cura Italia, solo se hanno avviato un percorso di risanamento, ricorrendo a uno degli “accordi” prefigurati dagli articoli 56 e seguenti del Codice della crisi. Si potrebbero così dare adeguate garanzie agli amministratori dell’impresa, ai creditori istituzionali e a tutti gli altri stakeholder. Pertanto, Fabio Cassi e Niccolò Abriani propongono di offrire la garanzia a favore dei nuovi finanziamenti concessi dalle banche, “in misura almeno pari al 25% dell’indebitamento finanziario e con un massimo di 5 (o 10) milioni di euro”. Una volta confermata l’erogazione dalla banca, la garanzia potrebbe quindi venire estesa anche a una parte della finanza old (che si potrebbe ipotizzare nel 50%), per un importo corrispondente. “Siamo di fronte a un’ultima chiamata – concludono nell’articolo del 2020 Fabio Cassi e Niccolò Abriani – resa più drammatica dal grido d’allarme lanciato da alcuni dei più autorevoli osservatori (da Gratteri a Caselli) che hanno ancora di recente ribadito il rischio che la crisi possa estendere i tentacoli della criminalità organizzata sul nostro sistema imprenditoriale”.