Eni punta ad accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione: l’AD Claudio Descalzi a Devens sottoscrive un ulteriore accordo per rafforzare la cooperazione con CFS (Commonwealth Fusion Systems), lo spin-out del Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Claudio Descalzi: Eni e CFS insieme per una “svolta tecnologica epocale”
L’AD Claudio Descalzi lo ha detto chiaramente: “Siamo di fronte a una potenziale svolta tecnologica epocale”. E che Eni ci punti fortemente lo conferma anche l’ulteriore accordo di cooperazione sottoscritto lo scorso 9 marzo con CFS (Commonwealth Fusion Systems), lo spin-out del Massachusetts Institute of Technology (MIT) con cui Eni collabora dal 2018 per accelerare l’industrializzazione dell’energia da fusione. Quando all’inizio del prossimo decennio “vedremo realizzata la prima centrale elettrica di CFS basata sulla fusione a confinamento magnetico, avendo poi davanti a noi quasi 20 anni per diffondere la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica al 2050” significherà poter “disporre a livello industriale di una tecnologia in grado di fornire grandi quantità di energia senza alcuna emissione di gas serra prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile fornendo un contributo sostanziale alla transizione energetica”. I vantaggi per i consumatori saranno “infiniti”, come ha spiegato efficacemente Claudio Descalzi: tutti potranno avere accesso all’energia e si potranno sviluppare industrie, catene alimentari, catene sanitarie a prezzi bassissimi.
Claudio Descalzi: Eni rafforza la cooperazione con CFS
L’accordo di cooperazione sottoscritto dall’AD Claudio Descalzi a Devens, nella sede di CFS, rafforza la partnership tra le due società, unendo l’esperienza ingegneristica e di project management di Eni ad una serie di progetti a supporto di CFS, e lo sviluppo e distribuzione dell’energia da fusione su scala industriale. È “una rivoluzione incredibile”, ha ribadito l’AD di Eni che lavora a questo progetto insieme a CFS dal 2018. Nel settembre 2021 il conseguimento di un primo grande traguardo con il successo del test su un magnete con tecnologia superconduttiva HTS (HighTemperature Superconductors): il magnete più potente del suo genere al mondo assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica e potrà contribuire al raggiungimento dell’energia netta da fusione in un futuro impianto dimostrativo. E oggi l’obiettivo, come ricorda anche Claudio Descalzi, è l’applicazione industriale della tecnologia della fusione a confinamento magnetico per il prossimo decennio: “Oggi rafforziamo ulteriormente questa collaborazione con le nostre competenze ed esperienza con l’obiettivo di accelerare il più possibile il percorso di industrializzazione della fusione”. Il primo impianto pilota a confinamento magnetico al mondo a produzione netta di energia da fusione, denominato SPARC, è in costruzione e sarà operativo entro il 2025. Il progetto prevede inoltre che a sua volta SPARC fungerà da banco di prova per lo sviluppo di ARC: la prima centrale elettrica industriale da fusione in grado di immettere elettricità in rete, che dovrebbe essere operativa nei primi anni del 2030.