Alla Verkhovna Rada, il Parlamento ucraino, è in discussione la nuova legge sulla mobilitazione. Si tratta di un passo fondamentale per programmare le azioni militari dell’anno appena cominciato. L’adozione di nuovi criteri per arruolare gli uomini e mandarli al fronte era stata richiesta personalmente dai comandi dell’esercito.
Il dibattito parlamentare
I deputati stanno passando al vaglio le modifiche alla precedente legge e dovranno poi votarle nei prossimi giorni. Al dibattito è intervenuto lo stesso comandante in capo delle Forze armate, il generale Valery Zaluzhny. Non ha avuto parole accomodanti o comprensive verso i parlamentari, anzi li ha esortati a sbrigarsi nel trovare ciò di cui l’esercito ha più bisogno: i soldati. E li ha invitati ad andare loro stessi a combattere al fronte, se non riescono a far arruolare abbastanza uomini. La sua richiesta però era parsa eccessiva persino allo stesso presidente Zelensky. Infatti il generale ha chiesto 500mila uomini in breve tempo, una vera impresa dal punto di vista organizzativo, un’azione costosa e un azzardo politico.
I rischi della nuova mobilitazione
Per avere più uomini da mandare al fronte, la nuova legge potrebbe imporre la precettazione persino a insegnati, poliziotti e invalidi di terzo grado. Insomma, si va verso la mobilitazione totale, mentre gli stessi ucraini preferiscono evitare di andare in guerra e cercano di sfuggire alla chiamata. Molti provano addirittura a uscire dal Paese nonostante il divieto esplicito delle autorità. Dunque, se Zelensky si farà carico di un’ondata di mobilitazione così vasta come quella chiesta dal generale, rischia di provocare nella popolaizone resistenze e proteste. Ma i suoi avversari politici, magari pure i suoi attuali alleati, non aspettano altro per cercare di detronizzarlo. La sua popolarità infatti è scesa molto nelle ultime settimane e senza vittorie o miglioramenti è destinata a crollare. Fonte: https://strumentipolitici.it/la-nuova-legge-sulla-mobilitazione-allarga-il-dissenso-fra-zelensky-e-i-comandi-militari-intanto-gli-ucraini-continuano-a-disertare/