Non solo i Paesi che sono direttamente coinvolti nello studio del clima artico stanno approfondendo il suo studio. Cambiamento climatico o meno, si aprono comunque nuove sfide che gli scienziati di tutto il mondo sono pronti ad affrontare. La delicatezza dell’ecosistema artico, infatti, necessita di studi approfonditi sul campo.
Una sfida continua
Nonostante ci sia chi ritiene di sapere già tutto o quasi sull’Artide, niente potrebbe essere più lontano dalla verità. La vastità del territorio è tale che molte zone rimangono ancora a tutt’oggi inesplorate. La stessa gestione delle risorse presenti determina la necessità di accurati approfondimenti. E non parliamo solo degli Stati con interessi diretti su tale territorio, ovvero Stati Uniti, Canada, Danimarca, Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia, Federazione Russa, peraltro membri del Consiglio Artico, ma anche di altre realtà mondiali che si stanno avvicinando alla valutazione del territorio. Tuttavia si fa sentire l’esclusione dei dati portati dalla Russia, la quale, coprendo essi una bella fetta di area artica, rischiano di andare ad inficiare in maniera sostanziale tutto il lavoro svolto.
Molto più che osservatori
Come detto all’inizio, anche altri Paesi si stanno interessando alla questione. Due in particolare, ossia Cina e India, stanno passando dal ruolo di semplici osservatori, a quello di coprotagonisti e chissà se in futuro non potrebbero ricoprire un ruolo primario. Nel 2018 in Cina hanno pubblicato il cosiddetto “libro bianco” riguardante la politica artica cinese, in cui dichiarano obiettivi e spiegato l’impiego di risorse volte allo studio. Si è addirittura parlato di “Via Della Seta Artica.” Per quanto riguarda l’India invece, nel 2022 è uscito il loro programma artico, in cui si esplica la volontà di partecipare alla condivisione delle risorse presenti sul territorio. In seguito anche Corea Del Sud, Singapore e Giappone si sono mostrati interessati. Fonte: https://strumentipolitici.it/per-proteggere-lartide-serve-la-cooperazione-internazionale-ma-lesclusione-dei-dati-della-russia-compromette-gli-studi-scientifici/