Transizione energetica, Fabrizio Di Amato: il ruolo chiave di MAIRE

Negli ultimi anni, il mondo sta assistendo a una significativa evoluzione nel settore dell’approvvigionamento energetico, con una crescente enfasi sulla transizione ecologica. Questo rappresenta un’opportunità unica per riorganizzare il sistema industriale e sviluppare nuovi modelli energetici. In tale contesto, Fabrizio Di Amato, Presidente di MAIRE, si presenta come una figura chiave, guidando il Gruppo verso questa nuova era.

Fabrizio Di Amato

Fabrizio Di Amato: ripartire dalle competenze ingegneristiche italiane

Il passato industriale dell’Italia gioca un ruolo cruciale in questa trasformazione. “L’Italia non è un Paese ricco di risorse ma ha sviluppato straordinarie competenze ingegneristiche, le migliori al mondo. Da qui bisogna ripartire”, ha specificato Fabrizio Di Amato, che riconosce il valore di queste competenze italiane e sottolinea l’importanza di valorizzare tale patrimonio nel contesto dell’approvvigionamento energetico del futuro. MAIRE, con un fatturato di 4,3 miliardi di euro nel 2023, detiene il 30% di quota di mercato negli impianti di poliolefine e il 50% negli impianti LDPE. Questa posizione di leadership è il risultato di una lunga storia di competenza e innovazione nell’ingegneria. Il Gruppo si sta ora focalizzando sulla creazione di tecnologie per la transizione energetica, puntando a ottimizzare il riciclo dei rifiuti urbani e industriali, non riciclabili, per produrre gas sintetico, etanolo, metanolo e idrogeno a basse emissioni. La strategia di MAIRE si basa sulla transizione energetica e sull’uso efficiente delle risorse. L’obiettivo è ridurre al minimo l’impatto ambientale e promuovere la creazione di occupazione, in particolare tra i giovani. Una delle sfide chiave da affrontate, secondo Fabrizio Di Amato, è la riqualificazione dei siti industriali dismessi, come le raffinerie. Questi siti sono dotati di infrastrutture preziose e possono essere trasformati per produrre prodotti simili a quelli derivati dagli idrocarburi. Il Gruppo è già attivo in questo settore, con un impianto altamente efficiente a Brescia che recupera il 95% dei rifiuti plastici. Il ruolo delle imprese in tale trasformazione è cruciale, devono essere i catalizzatori dell’innovazione, cercando soluzioni creative per affrontare le sfide energetiche del futuro.

Fabrizio Di Amato: l’importanza dei capitali privati

La svolta green di MAIRE ha radici profonde nell’esperienza del Gruppo nella chimica e nell’innovazione. L’utilizzo di tecnologie avanzate per il riciclo dei rifiuti può contribuire in modo significativo alla riduzione dell’emissione di CO2. L’obiettivo è contribuire a rendere l’Italia autosufficiente nella produzione di prodotti che finora dovevano essere importati. Per realizzare questa ambiziosa visione, Fabrizio Di Amato riconosce la necessità di coinvolgere sia il settore privato sia quello pubblico. La collaborazione tra imprese private e lo Stato è fondamentale per sfruttare appieno le competenze e le risorse necessarie per il successo di progetti di questa portata. L’apertura a capitali privati potrebbe moltiplicare notevolmente i fondi destinati alla transizione ecologica. MAIRE ha già diversi progetti in campo pronti per essere realizzati. Questi si concentrano sulla riconversione di siti industriali in varie regioni italiane, contribuendo così alla crescita economica e alla transizione energetica. Il Gruppo sta lavorando anche sulla creazione di un archivio storico, ha raccontato Fabrizio Di Amato: “I tempi richiedono una trasformazione dell’ingegneria classica in una ingegneria umanista, in grado di elaborare assunzioni che includano aspetti etici, sociali e ambientali e capace di risolvere problemi sempre più complessi”.