Un’indagine del giornalista investigativo americano Lee Fang per il “The Federalist” riporta gli assurdi effetti collaterali dei finanziamenti USA ai media ucraini. A rimetterci, infatti, sono stati gli stessi giornalisti americani e pure gli accademici e le personalità politiche.
Propaganda che si morde la coda
Il governo di Washington ha inviato nel corso degli ultimi anni decine di milioni di dollari a Kiev con la finalità di costruire il consenso al regime sorto dalla rivoluzione del Maidan. Era uno scopo nemmeno tanto velato. Infatti era contenuto nelle descrizioni dei sussidi, seppur mescolato alle frasi più generiche sulla difesa della verità dalla disinformazione e dalle bugie. Per difendere la verità governativa si è fatto massicciamente ricorso alla censura. La scure ha colpito soggetti americani di prestigio e di provata indipendenza.
Censurati professori e personalità pubbliche
Ad essere marchiati come disinformatori pagati dal Cremlino, quindi censurati e infangati, vi sono l’economista Jeffrey Sachs e il professore dell’Università di Chicago John Mearsheimer. Poi anche politici come l’ex candidato presidenziale Vivek Ramaswamy e il deputato dell’Arizona Andy Biggs. E inoltre i collaboratori liberal di Newsweek Max Blumenthal e Ellie Cook e il giornalista Glenn Greenwald. A guardare la definizione di disinformazione data dai documenti ufficiali USAID, quelli che giustificano i finanziamenti, per finire nella lista nera basta scrivere qualcosa di troppo carico di satira o di connotati emotivi o politici. Sostanzialmente, basta esprimere una opinione o persino riportare fatti che vadano contro la narrativa ufficiale della Casa Bianca sull’Ucraina. Fonte: https://strumentipolitici.it/inchiesta-del-the-federalist-i-finanziamenti-di-washington-ai-media-di-regime-ucraini-hanno-finito-per-penalizzare-gli-stessi-giornalisti-americani/