Gli ultimi giorni sono stati pesanti per il settore petrolifero, con le quotazioni dei dei benchmark di mercato (Brent e WTI) che hanno perso circa il 3% in una settimana.
Quello che ha inciso sull’umore degli investitori è la prospettiva riguardo alla politica monetaria della Federal Reserve.
Cosa ha depresso le quotazioni
Il motivo scatenante di questo calo dei prezzi di Brent e WTI è legato alle prossime mosse delle banche centrali, Fed in primis. Fino a pochi giorni fa si dava quasi per certo che la banca centrale americana avrebbe effettuato il primo taglio dei tassi di interesse a settembre. Ciò significava prospettive migliori per quanto riguarda l’economia – visto lo stimolo monetario – e di conseguenza prospettive migliori per la domanda di petrolio.
…il cambio di rotta…
La situazione però è cambiata proprio negli ultimi giorni. Diversi dati macroeconomici giunti dal Paese a stelle e strisce hanno cambiato le aspettative riguardo ai tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. Resta settembre il mese più “indiziato”, ma non solo le possibilità si sono ridotte, addirittura alcuni funzionari della banca centrale americana (come è emerso dalle minute del Fomc) hanno espresso la volontà di aumentare i tassi in caso di picchi di inflazione.
Le possibilità di tassi di interesse alti più a lungo comportano minore slancio per l’economia, e quindi per la domanda di petrolio a fini energetici. Questo spiega perché i segnali di trading gratis hanno cominciato a puntare sul calo delle quotazioni del greggio.
I dati sulle scorte
A rendere più opaco il panorama sono state anche le scorte USA. Il report pubblicato in settimana dall’EIA ha infatti evidenziato che c’è stato un aumento a sorpresa. Le forniture a Cushing, in Oklahoma, hanno toccato i livelli più alti da luglio.
La nota lieta è la crescita della domanda di benzina, che ha raggiunto i livelli più alti da novembre, fornendo un certo supporto ai prezzi del petrolio in vista della stagione estiva statunitense.
Le conseguenze sul mercato
Questo scenario ha finito per penalizzare l’andamento delle quotazioni di Brent e WTI, che hanno perso il 3% circa nell’ultima settimana. I prezzi hanno anche raggiunto i minimi di 3 mesi. I futures sul Brent sono scesi a 82 dollari, mentre il WTI è sotto quota 78 (su alcuni timeframe si è creato un pattern cuneo wedge).
Occhio adesso a cosa deciderà l’OPEC+, che si riunisce il prossimo 2 giugno (riunione posticipata di un giorno). Secondo gli operatori potrebbero essere estesi i tagli della produzione da parte dei principali produttori, per affrontare l’eccesso di offerta e sostenere le quotazioni.