Daniel Mannini: intervista in omaggio al magister Bruno Munari

Chi come il promettente artista creativo Daniel Mannini ha una predisposizione innata verso l’arte, intesa nella sua universalità di proiezioni e manifestazioni multiformi ed eterogenee, trova senza dubbio degli stimoli e degli incipit proficui nella figura di riferimento del magister Bruno Munari, che ha fornito delle chiavi di ricerca e di sperimentazione assolutamente inedite e sui generis per la sua epoca, traslabili e trasferibili come fonte di ispirazione anche alle attuali concezioni espressive e applicabili a differenti e variegati ambiti di contestualizzazione. Da poco conclusa la mostra dedicata a omaggiare la indiscussa genialità eclettica e poliedrica, dal titolo volutamente emblematico “Tutto” svoltasi presso la rinomata Fondazione Magnani Rocca, il ricordo di Bruno Munari merita una particolare riflessione sia a livello di insegnamento prezioso tramandato alle generazioni attuali e future di artisti e creativi, sia come approfondimento mirato su alcuni aspetti di rilevante portata concettuale e contenutistica, che hanno una loro peculiare componente di significativa valenza e si rispecchiano nella volontà del magister Munari di andare sempre oltre, di spingersi al di là e al di fuori di cliché banalmente sdoganati e infrazionati e di modalità standardizzate e ordinarie, per trovare quel fulcro e quel nucleo speciale e sorprendente, che stupisce e genera curiosità nel fruitore-spettatore. Ecco, Munari con la sua produzione è riuscito a vincere e sconfiggere la monotonia dell’emulazione copiativa e della riproduzione seriale, rendendosi inimitabile e distinguibile. Ho voluto interpellare Daniel Mannini per avere il suo punto di vista su questa presenza altisonante della grande storia dell’arte e trovare degli elementi di contatto e di coesione di vedute.

D: Da giovane creativo come valuti nel complesso la produzione del maestro Bruno Munari per la sua epoca e per la fase artistica odierna?
R: La produzione di Munari è rimasta e rimane moderna e contemporanea ai giorni d’oggi allo stesso tempo, indicando una poliedricità di opere che può ricondurre a quello che deve essere e fare un artista oggi, soprattutto nella comunicazione, ovvero non rimanere nel recinto di fare soltanto una cosa ma spaziare. Non dico che bisogna saper dipingere, scolpire e fotografare, ma riuscire nell’intento di far conoscere la propria visione artistica a un bacino maggiore di pubblico. Quello che apprezzo maggiormente è il suo riuscire a creare una sua poetica continuativa anche utilizzando modi diversi per la sua rappresentazione. Uno stimolo per chi come me intraprende questo percorso, una figura che sicuramente ha dato il suo contributo nella società.

D: Quale filone di opere come genere e stile realizzate dal magister Munari ti colpisce maggiormente e perché?
R: Il filone di opere che mi colpisce maggiormente sono le pitture negative-positive per la ricerca nell’alternanza di occupare uno spazio con forme di diversa tipologia, anche con la stessa componente cromatica. Questo rappresenta la sintesi nell’adattarsi a qualsiasi contesto in maniera libera da ogni regola mantenendo un equilibrio e non eccedendo nell’abbondanza di un particolare. L’altro filone riguarda la serie dei fotogrammi. Rimango colpito dalla semplice ma efficace raffigurazione e dalla pittura proiettata dalle diapositive, dove quest’ultima diventa immateriale e non soltanto un elemento statico. Molto interessante per la varietà di effetti e composizioni, che assumono un loro significato senza essere banali. Questa moltitudine di approcci è molto empatica con la direzione presa da un po’ di tempo, in cui l’impronta della sperimentazione e della varietà di tecniche conducono a un ampliamento della creazione dell’artista stesso.

D: In che modo l’arte di Munari può rendersi funzionale nella tua ispirazione di ricerca e sperimentazione?
R: L’arte di Munari richiama sicuramente il mio periodo della produzione di dipinti astratti, i quali sono unici e inimitabili per la loro natura, essendo molto difficile replicare una gocciolata di colore in un esatto punto. Ammiro molto il pensiero che aveva nei confronti dell’arte, ovvero quella di renderla accessibile a tutti, perché condivido ogni singola parola. L’arte non può e non deve essere esclusiva solo per una cerchia di persone. La vera poetica dell’arte è proprio questa: essere la testimonianza del tempo che si tramanda di generazione in generazione e ognuno la può assaporare in maniera del tutto innocente e naturale. Quello che mi preme maggiormente è il discorso di mantenere una propria poetica anche se il modo di esprimersi è diverso, cercare di conservare un’identità attraverso l’idea che vogliamo mettere in atto. Rimane fondamentale il contatto tra l’opera e lo spettatore per conservare l’arte come una delle eccellenze più nobili del nostro essere, senza ripudiarla o renderla come una negazione di espressione, ma un mezzo anche di sostegno per le persone.

Il sito web di Daniel Mannini è www.danielmanniniart.it .