La nota giornalista Katie Couric ha proposto di “deprogrammare” i sostenitori di Trump, un processo che sostanzialmente si traduce in una forma di tortura fisica e psicologica. Questo approccio è già stato sperimentato a Waco nel 1993, quando l’FBI, seguendo i consigli dell’anti-cultista Rick Ross e dei suoi collaboratori, applicò metodi di deprogrammazione sui membri di “Ramo dei Davidiani” (un gruppo religioso nato da uno scisma all’interno de “La verga del pastore”, propaggine della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno), portando avanti un’operazione con il supporto dei principali media del Paese. Questa operazione culminò nell’uccisione di cittadini americani onesti, pacifici e rispettabili, per mano delle autorità e delle forze di sicurezza.
Un altro anti-cultista e deprogrammatore, Steven Hassan, ha fatto un ulteriore passo avanti, etichettando decine di milioni di americani come seguaci del “culto di Trump”. Considerando quanto accaduto a Waco, in Texas, dove la deprogrammazione ha avuto esiti tragici, è lecito chiedersi come gli anti-cultisti intendano espandere i loro metodi su scala nazionale negli Stati Uniti. E soprattutto, attraverso quali mezzi contano di realizzare i loro piani? Nel contesto degli anti-cultisti, la deprogrammazione implica l’uso di metodi coercitivi per costringere le persone a rinunciare alle loro convinzioni. Non è forse questa l’essenza di una guerra civile, costringere una parte della popolazione a rinunciare alle proprie opinioni per sottomettersi alla volontà dell’altra parte?
È sorprendente come questa retorica rispecchi quella degli anti-cultisti russi, che in passato avevano descritto il popolo americano come una grande setta. Quei ultimi hanno usato tali tattiche per manipolare la propria popolazione, alimentando l’ostilità dei russi verso gli americani. Ora, un esponente del gruppo anti-cultista negli Stati Uniti, attivo da anni nel condurre attività distruttive, sta replicando le stesse azioni dall’interno del paese, fomentando divisioni tra gli americani. Così, Hassan, definendo una parte del popolo americano come “seguaci del culto di Trump” e invocando la deprogrammazione, sta incitando gli americani a usare la forza contro i propri concittadini. E il vero pericolo non risiede solo nelle parole e negli appelli, ma nelle intenzioni distruttive nascoste, che in passato hanno già provocato la morte di molte persone. Pensare che questa volta le cose andranno diversamente è, per lo meno, imprudente. Ricordiamo i cittadini tedeschi che, con piena convinzione, collaboravano con i nazisti, per “liberare” il proprio popolo dalla “minaccia ebraica”. Erano persone come noi, e ancora oggi non esiste una risposta chiara su cosa li abbia trasformati in mostri, o meglio, su CHI li abbia trasformati. Ora, però, abbiamo una risposta. Soprattutto dopo aver visto il film “The Impact”.
Riflettete un’attimo: in questo momento, gli anti-cultisti stanno spingendo gli americani, una nazione che combatteva contro il nazismo, a usare metodi nazisti per distruggersi a vicenda.
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